A più di trent’anni dall’ultima esposizione italiana dedicata al Maestro del Seicento, oltre 30 opere celebrano il genio di Guido Reni e la sua maestria nella pittura di paesaggio.

Partendo dall’interesse di Guido Reni (Bologna 1575 – Bologna 1642) per la pittura di paesaggio in relazione ad altri pittori operanti nella Capitale nel primo Seicento, la mostra “Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura” ricostruisce i primi anni del soggiorno romano dell’artista, il suo studio appassionato dell’antico e del Rinascimento, lo stordimento rispetto alla pittura di Caravaggio da lui conosciuto e frequentato, e i rapporti con i suoi committenti. Con questa proposta, visibile dal 1 marzo al 22 maggio 2022, la Galleria Borghese inaugura la prima di una serie di mostre internazionali dedicate al Maestro del Seicento italiano.

Il fulcro ruota attorno al ritrovato dipinto di Reni Danza campestre (1605 circa), che da un anno è tornato a fare parte della collezione del museo. Appartenuto alla collezione del cardinale Scipione Borghese, citato negli antichi inventari sin dall’inizio del Seicento, venduto nell’Ottocento, prima disperso e poi ricomparso nel 2008 sul mercato antiquario londinese come anonimo bolognese, il quadro, dopo le opportune verifiche attributive, è stato riacquistato dalla Galleria nel 2020.

Guido Reni, Atalanta e Ippomene, 1615-1618 circa © su concessione del Ministero della Cultura – Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli

APPROFONDIMENTO:
LA MOSTRA
Il percorso espositivo, a cura di Francesca Cappelletti, si apre al piano terra nel grande salone d’ingresso con 4 monumentali pale d’altare che evidenziano la capacità dell’artista, maturata già negli anni precedenti all’arrivo a Roma, di toccare gli animi attraverso la solennità e la potenza delle sue figure perfette, e ci rivelano molto anche del rapporto di Reni con i suoi committenti: il cardinale Paolo Emilio Sfondrato, il cardinale Antonio Maria Gallo, il banchiere genovese Ottavio Costa e il cardinale Pietro Aldobrandini.

Nelle sale contigue, le opere esposte confermano come alla base della pittura romana di Guido Reni, ma anche di quella che si spinge un poco più in là negli anni, ci sia una forte attrazione per il mestiere degli scultori, dimostrata dalla posizione dei corpi nello spazio, dalla concretezza tridimensionale dei gesti, dalle espressioni dei volti che, magistralmente, fissano per sempre una specifica emozione.

Guido Reni, Lot e le figlie, 1615-1616 circa, Londra, The National Gallery, © The National Gallery, London

Al primo piano, prestiti generosi e le eccezionali raccolte della Galleria consentono divagazioni intorno al tema del paesaggio, attraverso quadri di Agostino Carracci e Paul Bril, oltre a due dei sei paesaggi con storie mitologiche di Carlo Saraceni, già parte della collezione Farnese.

E ancora alcune tarde e letterarie sperimentazioni dei pittori bolognesi, tra i quali Francesco Albani e il Domenichino. Il percorso fra Guido Reni e i suoi contemporanei, fra paesaggio e figura, termina a Roma con uno dei massimi capolavori dell’artista: l’affresco eseguito fra il 1613 e il 1614 nel casino del cardinale Scipione Borghese, oggi Pallavicini Rospigliosi. Reni immagina il sorgere del Sole, circondato dalle Ore e preceduto da Aurora, lasciando intravedere sullo sfondo un paesaggio marino che riporta indietro alla Danza campestre, oggi tornata nella dimora che fu di Scipione Borghese e con cui si conclude la mostra. Catalogo edito da Marsilio.

C.S.M.
Fonte: Facco P&C, gennaio 2022
Immagine di apertura:
Guido Reni, Danza campestre, 1605-1606, Roma, Galleria Borghese,
ph. Mauro Coen, © Galleria Borghese

GUIDO RENI A ROMA. IL SACRO E LA NATURA
1 marzo – 22 maggio 2022

Galleria Borghese
Piazzale Scipione Borghese 5 Roma
www.galleriaborghese.beniculturali.it

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