Altri due Giganti emergono dalla necropoli. Ministro Franceschini: ‘Scoperta eccezionale, ne seguiranno altre’. È ancora avvolto di mistero il fascino dell’antica civiltà nuragica del IX – VIII secolo a.C.

Erano custodi ancestrali di un’area sacra, simboli delle funzioni sociali dei defunti inumati o memoria di un importante evento della storia nuragica locale? Furono distrutti nel corso di una guerra intestina fra comunità nuragiche, demoliti dai fenici o abbattuti dai cartaginesi? Sono molti i misteri che circondano la necropoli nuragica e i Giganti di Mont’e Prama, reperti che non trovano paragoni nella statuaria della Sardegna nuragica.

Statua del pugilatore tipo Cavalupo, rinvenuta nel 2014 assieme a una statua gemella, a poca distanza dai due torsi trovati in questi giorni

Un altro rinvenimento stupefacente è venuto dalla nuova campagna di scavi nel sito della necropoli nuragica di Mont’e Prama, avviata lo scorso 4 aprile 2022 dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna. A pochi giorni dall’inizio del cantiere, che sta interessando un terreno nella parte meridionale del sito archeologico nel comune di Cabras, in provincia di Oristano, sono emersi i torsi e altri frammenti di due nuove statue, entrambe identificate come “pugilatori del tipo Cavalupo” per il grande scudo flessibile avvolto davanti al tronco. Le statue sono del tutto simili alle due sculture recuperate a pochi metri di distanza nel 2014 e ora esposte nel Museo civico di Cabras (n.d.r. di queste ultime, la statua di pugilatore è attualmente protagonista della mostra “Sardegna megalitica”, in viaggio per l’Europa. Vedi notizia DeArtes qui.)
Lo strato sottostante, inoltre, ha confermato la prosecuzione verso meridione della necropoli e della imponente strada funeraria, orientata sull’asse Nord-Sud.

«Una scoperta eccezionale – ha commentato il Ministro della Cultura, Dario Franceschini – alla quale ne seguiranno altre, a conferma del significativo impegno del Ministero su questo sito straordinario, che non ha eguali nel Mediterraneo. Il ritrovamento di altri due Giganti avviene a poco meno di un anno dalla nascita della Fondazione che vede il MiC, il Comune di Cabras e la Regione Sardegna impegnati nella valorizzazione di una delle maggiori testimonianze di un’antica civiltà mediterranea. Due nuove gioielli si aggiungono così a questo gruppo statuario dal fascino misterioso, capace di attirare l’attenzione del mondo intero».

«Mentre i frammenti di piccole e medie dimensioni vengono quotidianamente messi in evidenza, documentati nella giacitura sul terreno e recuperati – ha spiegato la Soprintendente, Monica Stochino – i due grossi e pesanti blocchi dei torsi avranno bisogno di tempo per essere liberati dal sedimento che li avvolge e perché possa essere approntato quanto è necessario per il recupero in sicurezza. Il ritrovamento premia la costanza e la validità del metodo archeologico di esplorazione progressiva…».

L’attuale intervento di scavo è il risultato dell’inteso lavoro di preparazione scientifica e tecnica condotto dagli archeologi Alessandro Usai e Maura Varigiu, dall’antropologa Francesca Candilio, dalla restauratrice Georgia Toreno e dall’architetto Elena Romoli.

La gamba (a sinistra) e la testa (a destra) poggiate a terra. La testa presenta il viso eroso e il mento in forte rilievo

APPROFONDIMENTI:
LA DATAZIONE
Gli studi più recenti datano le tombe e le sculture tra la fine del IX e la prima metà dell’VIII secolo a.C., in piena età del ferro, opera di una società radicalmente mutata rispetto a quella dell’età del bronzo. La necropoli di Mont’e Prama conosce tre fasi di utilizzo: una prima costituita da tombe singole a pozzetto in cui era deposto un corpo inumato; una seconda in cui vengono realizzate nuove tombe singole o raggruppate coperte da lastroni di pietra in modo disorganico; una terza in cui le tombe, con lastra quadrata di copertura, sono perfettamente allineate.

IL RITROVAMENTO
Al di sopra di queste tombe così ben organizzate e nella fascia libera antistante, che costituisce una sorta di strada funeraria, sono state rinvenute le statue in stato frammentario, frantumate già in epoca antica e depositate volontariamente sopra e accanto alle tombe. Allo stato attuale non è possibile determinare la collocazione originaria delle statue, i cui frammenti sono stati ritrovati in condizioni caotiche. Sulla loro antica collocazione vi sono più ipotesi: alcuni ritengono che le statue fossero poste in un’area lontana dalle tombe a delimitare un’area sacra; altri pensano che fossero collocate nell’area della necropoli; infine vi è chi pensa che fossero poste al di sopra dei lastroni di copertura delle tombe.

Vista verticale del settore di scavo in corso. Al centro si vedono due masse di pietra più grandi delle altre, che sono i due torsi di statue di “pugilatori tipo Cavalupo”. Accanto al pezzo in alto ci sono due frammenti più piccoli, che sono una testa e una gamba.

LE IPOTESI SULL’ANTICA DISTRUZIONE
Sono state fatte tre grandi ipotesi: la prima vuole la distruzione del complesso come un episodio di lotta interna fra comunità locali di cultura nuragica; la seconda ritiene che la demolizione sia avvenuta per mano dei fenici di Tharros sul finire del VII secolo a.C.; la terza propone che la devastazione risalga alla seconda metà del IV secolo a.C. per opera dei cartaginesi presenti sull’isola.

LE TEORIE SUL SIGNIFICATO DEI GIGANTI
Per quanto concerne le sculture, secondo un’interpretazione rappresentavano il ceto sociale più in vista, identificando negli arcieri i valori militari, nei pugilatori la sfera religiosa e nei modelli dei nuraghi quella politica. Un’altra teoria, invece, riconosce nelle statue, più che i defunti stessi, la raffigurazione dei loro antenati, evocati come eroi mitici delle leggende nuragiche, e nei modelli dei nuraghi il simbolo dell’identità e della compattezza della comunità. Secondo un’ultima ipotesi, infine, le statue potrebbero celebrare la memoria di un evento importante della storia nuragica locale.

Il complesso funerario e scultoreo viene spesso definito come heeron, ossia un luogo organizzato e strutturato per il culto degli antenati elevati al rango di eroi. Le sculture di Mont’e Prama esprimevano quindi identità e appartenenza, valori particolarmente significativi in un momento di transizione caratterizzato da profonde tensioni e trasformazioni. Avrebbero quindi una forte valenza simbolica, rivolta sia alle comunità locali che a quelle provenienti dal Mediterraneo orientale che in quegli anni si affacciavano sulle coste della Sardegna occidentale.

Vista da Ovest: a sinistra il torso settentrionale con la parte rigonfia dello scudo; dietro il torso la
testa (a sinistra) e la gamba (a destra)

I FINANZIAMENTI
Il cantiere in corso, finanziato dalla Soprintendenza con 85.000 euro, durerà tutta la primavera, mentre è già pronto il progetto per il prossimo intervento di maggiore importo, 600.000 euro, che vedrà affiancati la Soprintendenza come ufficio di direzione scientifica e tecnica e il Segretariato Regionale del MiC come stazione appaltante. Segretariato e Soprintendenza, inoltre, stanno per avviare un intervento ancor più ambizioso, per un importo di 2,8 milioni di euro, che comprende il restauro delle sculture rinvenute dal 2014 al 2016. A queste risorse, insieme ai 3 milioni di euro destinati all’ampliamento del Museo Archeologico di Cabras, si sommano inoltre 4,15 milioni di euro per il sito di Tharros, sempre nel comune di Cabras.

LA FONDAZIONE
La Fondazione Mont’e Prama, presieduta da Anthony Muroni, è nata il 1 luglio 2021 con la firma dell’atto costitutivo da parte del Ministro Franceschini, del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas, e del Sindaco di Cabras, Andrea Abis. Il Ministero della cultura ha conferito alla Fondazione il complesso delle sculture di Mont’e Prama; l’immobile realizzato in funzione dell’ampliamento del Museo Archeologico di Cabras; l’area archeologica di Tharros, la Torre di San Giovanni e l’ipogeo di San Salvatore. È attualmente in corso la selezione per il primo direttore della Fondazione.

C.S.M.
Roma, 7 maggio 2022, Ufficio Stampa e Comunicazione MiC