Un’opera monumentale di Arcangelo Sassolino, su invito della Fondazione Falcone, in occasione del 30° anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio.

Elisa è una simbolica scultura a forma di escavatrice, bianca e senza testa, che si muove su se stessa attraverso movimenti lenti e apparentemente incontrollati. L’escavatrice si trovava in un cantiere, completamente bruciata, bloccata per questioni di appalti. Arcangelo Sassolino ha dato nuova vita al braccio meccanico donandogli un cuore [artificiale] attraverso un sistema idraulico. La scultura si presenta come una bestia primitiva che spacca il cemento e distrugge lo stesso piedistallo su cui poggia. I tre bracci, svincolati l’uno dall’altro, creano forme diverse nello spazio. L’opera monumentale è allestita in Piazza Villena ai Quattro Canti di Palermo.

L’opera di Arcangelo Sassolino evoca i tanti saccheggi architettonici e urbanistici che la mafia ha compiuto in tutta Italia, in particolare a Palermo e in Sicilia. Nel salotto della fragile e grande bellezza dell’architettura storica della città, irrompono la brutalità del cemento, seppur temporaneo, e l’ottusità della macchina demolitrice, che mangia tutto, anche il suo stesso altare di presunzione.

Un’opera accusatoria verso quella palude culturale che fa urlare contro l’arte contemporanea nei luoghi storici e premia gli indifferenti, i moderati che negli anni hanno taciuto sull’abusivismo speculativo di Cosa nostra e del Sacco di Palermo. La bestia bianca, come un demonio di ferraglia, è una provocazione passeggera, un riflesso sconcertante nello specchio di una vetrina, che rivela le nostre ipocrisie e fragilità.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, maggio 2022
Contributi fotografici: Agostino Osio – Alto Piano

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