A Palazzo Ducale il capolavoro il capolavoro di Artemisia Gentileschi entra in collezione grazie al prestito a lungo termine di un privato.

Venezia accoglie un’eroina della storia dell’arte e sancisce lo straordinario ritorno in laguna di una illustre artista. Con l’arrivo della Maria Maddalena in estasi, capolavoro di Artemisia Gentileschi, si inaugura la rassegna “Ospiti a Palazzo”. L’opera proviene da un collezionista privato ed entra, grazie a un prestito a lungo termine, nelle collezioni della Fondazione Musei Civici di Venezia. È esposta a Palazzo Ducale, nella Sala Quarantia Civil Vecchia, dall’11 giugno 2022 (video dell’arrivo del quadro: https://www.youtube.com/watch?v=PespL8LWBhg)

Nel dipinto, Maria Maddalena non è penitente ma in estasi, con la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi in un mistico rapimento. La fonte luminosa proveniente dal basso aumenta l’intima drammaticità della scena. Posa e volto esprimono una cruda sensualità. Che questo soggetto fosse dipinto da una donna con tale intensità espressiva ne accrebbe il pregio agli occhi dei collezionisti dell’epoca, e continua a emanare un fascino che conquista anche lo spettatore contemporaneo. L’opera arriva a Palazzo Ducale dopo la fortunata esposizione Her hand: Artemisia Gentileschi and women artists in Italy 1500–1800 nel Detroit Institute of Arts, che ha chiuso il 29 maggio.

Frame dal video

Il rapporto tra Venezia e Artemisia Gentileschi si è delineato con chiarezza solo in anni recenti: la pittrice si fermò in città per circa tre anni, tra il 1626 e il 1629, e della sua presenza e attività provengono testimonianze da ambienti accademici e letterari, dove entrò in contatto con alcuni dei massimi esponenti della cultura letteraria del tempo.

All’epoca del suo soggiorno veneziano, Maddalena in estasi era già stata dipinta: la critica concorda per una datazione alla prima metà degli anni Venti, quando Artemisia risiedeva a Roma ed era molto ricercata, avendo come clienti principi e cardinali. L’opera sembra anticipare quel rinnovato interesse che nel corso del Seicento, nella Serenissima, favorì descrizioni di donne ‘esemplari’. Probabilmente durante il periodo veneziano Artemisia ottenne una delle sue più prestigiose commissioni: l’esecuzione per Filippo IV di Spagna del dipinto con la storia di Ercole e Onfale, destinato all’Alcázar di Madrid, residenza della famiglia reale spagnola.

Educata a Roma sotto l’egida del padre Orazio, Artemisia Gentileschi maturò una consapevolezza estetica aderente a quei contrasti di luce e ombra tipici della poetica di Caravaggio, che si ritrova in questo dipinto segnato da un rapido traversone di luce, il cui soggetto sembra tradurre le fini discussioni che al tempo si tenevano nelle Accademie letterarie veneziane, volte a configurare un modo nuovo di intendere e rappresentare la donna. La “santa peccatrice” non veniva più intesa soltanto come la penitente che, dopo la conversione, aveva abbandonato la vita mondana, ma si dava spazio alla sua bellezza, il cui splendore, espresso mediante una valenza voluttuosa, rinviava anzitutto a una magnificenza spirituale.

M.C.S.
Fonte: ufficio Stampa, 10 giugno 2022

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