Al Museo Archeologico Nazionale si ingrandisce il progetto espositivo sui depositi museali. Nuovi reperti raccontano la vita e la cultura alle falde del Vesuvio in epoca romana.

La bellezza, l’amore, l’infanzia, i personaggi del mito e della storia: sono tanti i temi che si intrecciano nella seconda parte dell’allestimento “L’altro MANN”, progetto di restituzione al pubblico di numerosi tesori custoditi nei depositi museali. Alla fine di maggio 2022, l’esposizione è stata aperta da sessanta reperti, divisi in due itinerari:le armi dei gladiatori e il ricco patrimonio decorativo delle domus nelle città vesuviane.

[Statua di Apollo da Pompei]

Dal mese di luglio, nelle sale 77 e 78 degli affreschi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, altri trentacinque manufatti si aggiungono al racconto della vita degli antichi alle falde del vulcano. A fine settembre, un nuovo ampliamento riguarderà la sala del Plastico di Pompei con la presentazione di collezioni inedite o poco note, su cui si sono concentrate le ricerche degli studiosi.

Non si tratta del riassetto di una collezione, né di una mostra temporanea, ma di un progetto per restituire a tutti i visitatori il “corpo” del Museo, studiando ed esponendo, mettendo in sicurezza, preparando l’accesso a nuovi spazi che possano restituire a tutti la magia di passeggiare tra le migliaia di reperti custoditi a Sing Sing, spiega il Direttore Paolo Giulierini (sui depositi Sing Sing e sulla mostra fotografica di Luigi Spina, vedi notizia DeArtes qui).

Tra i veri e propri capolavori che aprono l’esposizione, vi sono due statuette dall’area vesuviana del I sec. d.C., probabilmente realizzate da una stessa bottega per ornare il giardino di una residenza privata. Si tratta della decorazione bronzea di una fontana, che ripropone un tema iconografico molto in voga: la dea Afrodite fa il bagno assistita da una ninfa che regge un catino a forma di conchiglia.

L’immagine della divinità della bellezza e dell’amore è declinata in altre opere in mostra, provenienti da Pompei. Poi, un focus sulla “fortuna iconografica” dell’infanzia in epoca romana, con statue marmoree di bimbi e fanciulli. Dalla realtà si passa al mito: un rilievo con la storia di Telefo e la statua bronzea di un Dioscuro, il bronzo dell’Amazzone a cavallo e la statua marmorea di Apollo.

[Statua di Alessandro a cavallo, da Ercolano]

L’esposizione prevede anche un’incursione nella storia dei regni ellenistici, con le statue bronzee di Alessandro a cavallo e di cavallo rampante, entrambi reperti provenienti da Ercolano e databili agli inizi del I sec. d.C. Le statue sono da interpretarsi come la copia ridotta di due delle opere che facevano parte del monumentale gruppo equestre commissionato allo scultore Lisippo subito dopo la celebre vittoria sulle truppe persiane nella battaglia del 334 a.C., sul fiume Granico, nell’attuale Turchia.

Non mancano anche raffigurazioni di altri sovrani successori di Alessandro: possono essere identificati Demetrio Poliorcete e Alessandro I Balas. Inoltre, suppellettili e arredi che ornavano le case dei vesuviani.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 8 luglio 2022
Immagine di copertina: bocca di fontana. pescatore dormiente, da Pompei

MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli
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