Nell’area archeologica iniziano le indagini sulle fortificazioni del Villaggio dei Faraglioni, insediamento dell’età del bronzo tra i meglio conservati del Mediterraneo.

Poco più di tremila anni fa nell’isola di Ustica prosperava un piccolo villaggio della Media Età del Bronzo, popolato da qualche centinaio di persone. La popolazione che abitava su un pianoro prospiciente il mare era dedita all’agricoltura e alla pesca. Per proteggersi dalle insidie avevano costruito un possente muro fortificato: lungo 250 m, alto 5 e rafforzato da 13 torrioni. All’improvviso, per un fatto traumatico, la vita di quella comunità operosa s’interruppe e oggi, nella zona denominata Tramontana, si trovano i resti di capanne con arredi e suppellettili abbandonati nella loro posizione d’uso, come quando si fugge senza avere il tempo di portar via nulla. Un disastro naturale, una deportazione di massa, una crisi ambientale che rese impossibile la sopravvivenza?

Per squarciare il velo sul grande mistero che ancora oggi avvolge la fine di quello che è stato definito uno degli insediamenti dell’età del bronzo meglio conservati nel Mediterraneo, sono appena ripartite, al Villaggio preistorico dei Faraglioni di Ustica, le indagini sull’imponente fortificazione dell’età del Bronzo, con una campagna di prospezioni geofisiche.

All’inizio di settembre 2022 una squadra di ricercatori delle sezioni di Napoli e Roma dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha iniziato sistematici rilievi georadar e geoelettrici sull’area, portando avanti il progetto di ricerca sulle fortificazioni avviato negli scorsi anni da un team composto da alcuni studiosi tra cui Franco Foresta Martin, Pierfrancesco Talamo, Stefano Furlan, Mauro A. Di Vito, Sandro De Vita, Anna Russolillo.

Le tecniche d’indagine utilizzate dai ricercatori permettono di esplorare il terreno sottostante, fino alla profondità di qualche metro, senza ricorrere a scavi, per verificare l’esatta collocazione di un doppio muro difensivo oltre ad ambienti, strutture e oggetti sepolti. Obiettivo principale dell’indagine, in questa prima fase delle ricerche, è proprio il grande muro difensivo del Villaggio, che si sta rivelando un complesso sistema fortificato, composto da varie strutture interconnesse che si sviluppano su una vasta area all’esterno della muraglia.

A dare impulso alla ricerca il neo-direttore del Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato, architetto Domenico Targia, da cui il Villaggio archeologico di Ustica dipende, il quale si sta adoperando per recuperare attualità e visibilità al prezioso patrimonio archeologico dell’Isola, in linea con le indicazioni dell’assessore regionale dei Beni culturali Alberto Samonà. L’intervento complessivo di bonifica inizia dal recupero della piena funzionalità dell’area archeologica, a partire diserbo dei viali e delle aree limitrofe ai ritrovamenti preistorici.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 8 settembre 2022
Immagine di copertina tratta dal sito di Regione Sicilia (Guida breve di Ustica):
Villaggio dei Faraglioni, ambiente XVII e XVIII

https://www2.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/musei/guide_brevi/Ustica%20(Guida%20Breve).pdf

https://www.facebook.com/parco.archeologico.di.himera.solunto.iato/