Negli spazi rinnovati dell’Accademia Carrara, la prima mostra mai dedicata in Italia e nel mondo al più misterioso allievo e modello di Caravaggio.

Esposte 42 opere: 19 dei circa 25 dipinti conosciuti di Cecco, 2 opere di Caravaggio e, insieme, di artisti che hanno ispirato e sono stati ispirati da questo affascinante pittore.

Nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, Accademia Carrara riapre al pubblico il 26 gennaio 2023 a seguito di un importante progetto di rinnovamento museale, con la prima mostra mai dedicata a Cecco del Caravaggio (Francesco Boneri 1585 circa – post 1620), allievo e modello del Merisi. Su progetto curato da Gianni Papi e M. Cristina Rodeschini, l’esposizione è visibile dal 28 gennaio al 4 giugno 2023.

Atipico, insofferente alle regole, destinato a suscitare contrasti e forse inimicizie, sebbene pressoché assente dalle cronache storiche e da quelle giudiziarie (a differenza della maggior parte dei suoi colleghi della cerchia caravaggesca), l’enigmatica figura di Cecco del Caravaggio appare come anticonformista, capace di clamorose novità negli impianti iconografici, virtuoso di una pittura straordinaria, implacabile nella definizione delle forme, dei contorni, nel colore, naturalista oltranzista, audace, iperrealista ante literram, prepotente e privo di timori censori, a tratti esplicito nei rimandi erotici e nei messaggi omosessuali.

[Cecco del Caravaggio, Cacciata dei Mercanti dal Tempio 1610-1615, Berlino Gemaldegalerie]

LA MOSTRA
Con oltre 40 opere, il progetto per la prima volta raccoglie 19 dipinti autografi dei circa 25 che compongono il catalogo di Cecco, conservati da importanti collezioni pubbliche e private, in Italia e nel mondo.

Il percorso mette in evidenza sia autori, come Merisi e Savoldo, da cui Cecco trasse ispirazione, sia una serie di artisti che furono a lui vicini, tra i quali Valentin de Boulogne, Bartolomeo Mendozzi e Pedro Núñez del Valle, attraverso prestiti da collezioni soprattutto pubbliche: Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti di Firenze, Museo del Prado di Madrid, Kunsthistorisches Museum di Vienna, National Gallery di Atene, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma, Gemäldegalerie di Berlino, Galleria Borghese e Pinacoteca Capitolina di Roma, Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, Wellington Museum di Londra, Ashmolean Museum di Oxford, per citarne alcune.

La mostra di Bergamo offre, per la prima volta, uno sguardo trasversale e pressoché completo sull’operato di Cecco, riunendo capolavori rivelatisi fondamentali nel percorso di ricostruzione del corpus dell’autore. In particolare, Cacciata dei mercanti dal tempio (1613-1615 circa), proveniente da Gemäldegalerie di Berlino, ha avuto un ruolo essenziale nel determinare il primissimo nucleo di opere da parte di Roberto Longhi e dunque nel definire l’identità del linguaggio pittorico. Gianni Papi ha individuato un autoritratto di Cecco nell’elegante ragazzo all’estrema sinistra che, con atteggiamento defilato e un po’ dandy, osserva la scena. Il cappello rosso che indossa il giovane è un tema ricorrente nelle prime opere e lo si può ritrovare, in mostra, anche nelle tele di Varsavia e Bratislava; così come è possibile rintracciare l’elegante foggia degli abiti dei mercanti nei dipinti di figura in prestito da Atene, Londra e Oxford.

Del pittore conosciamo bene il volto anche grazie a Ritratto di giovane con colletto a lattuga, proveniente da Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti di Firenze nel protagonista dell’Amore al fonte, da collezione privata, oltre che grazie ai due dipinti di Caravaggio presenti in mostra, per i quali Cecco posò come modello.

All’interno del percorso espositivo, di opera in opera, il linguaggio di Boneri si fa sempre più riconoscibile: nell’esecuzione tormentata dei panneggi, nei bianchi dall’intensità fosforescente, nella precisa definizione degli occhi e delle palpebre e nel nitido disegno delle labbra solcate da una spessa linea che le fa sembrare dischiuse, impegnate in un canto, un sospiro, un grido soffocato.

Cecco dovette influenzare anche la ricerca di Evaristo Baschenis (1617 – 1677), il prete-pittore di origini bergamasche, ampiamente rappresentato nelle collezioni di Accademia Carrara: in mostra, il confronto tra i due autori è favorito tramite un’opera in prestito e, all’interno del percorso permanente, nella sala dedicata a Baschenis.

[Cecco del Caravaggio, Angelo Custode con i Santi Orsola e Tommaso, 1615 circa, Madrid Museo del Prado]

APPROFONDIMENTO

CENNI STORICI SECONDO I NUOVI STUDI
Nato molto probabilmente all’interno del territorio bergamasco, viene considerato per anni fiammingo, francese o spagnolo. Roberto Longhi scrive di lui «una delle più notevoli figure del caravaggismo nordico», ora grazie all’aggiornamento degli studi, quel «nordico» deve essere inteso come del Nord d’Italia, e non più d’Europa. Il caso Cecco del Caravaggio è relativamente recente: i nuovi studi avviati da Gianni Papi a partire dagli anni ’90, così come i traguardi raggiunti, tra questi la scoperta di alcune opere, dimostrano quanto la storia dell’arte sia materia viva e vivace.

Per Cecco non solo vige l’assenza delle fonti ma anche una serie di cattive interpretazioni: all’iniziale confusione rispetto alla sua provenienza, ora però risolta, si aggiunge, nei decenni, una spiegazione del soprannome «del Caravaggio», che allude semplicemente a una dimensione di vicinanza, quasi di appartenenza. A favore di questa tesi, un viaggiatore inglese presente a Roma intorno al 1650 dice, rispetto al Merisi, di Cecco come «his boy», «that laid with him»; il brano svela molto anche rispetto al fatto che il modello di Amor Vincit Omnia altri non fosse che il futuro pittore Cecco, oltre a dare una conferma alla controversa questione delle inclinazioni omosessuali di Caravaggio.

Quello che è certo è che l’apprendistato nello studio di Caravaggio doveva essere molto diverso da quello delle botteghe fiorentine o romane: pressoché senza regole, gli allievi imparavano a dipingere osservando il maestro, sempre ritraendo modelli dal vero, mescolando mestiere ed esperienze di vita.

Francesco Boneri vive così a fianco di Caravaggio, viene citato in alcune fonti come «Francesco garzone» o «il suo Caravaggino» o «Francesco detto Cecco del Caravaggio» nella «schola» di Caravaggio insieme a Ribera, Spadarino e Manfredi, a tutt’oggi considerati i quattro pittori più vicini al maestro. Cecco figura come modello per almeno sei dipinti del Merisi, tra cui San Giovanni Battista della Pinacoteca Capitolina e David con la testa di Golia della Galleria Borghese, che sono in mostra.

M.C.S.
Ufficio Stampa, 16 novembre 2022
Immagine di copertina: Cecco del Caravaggio, Fabbricante di Strumenti Musicali
Apsley House, Wellington Museum Londra © Historic England Archive

CECCO DEL CARAVAGGIO. L’ALLIEVO MODELLO
28 gennaio – 4 giugno 2023

Accademia Carrara
piazza Giacomo Carrara, 82 Bergamo
www.lacarrara.it

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