Il libro di Simone Veil fa capire cosa volesse dire essere giovani prima e dopo la Shoah. A Genova, tra le iniziative legate al Giorno della Memoria.

Simone Veil, il 27 gennaio del 1945 viene liberata a soli diciassette anni da Auschwitz, fra le poche sopravvissute. La sua è la storia di una donna straordinaria che, dopo la tragedia della deportazione, diventa una delle personalità più influenti della sua epoca: accademica, paladina dei diritti delle donne, magistrato, ministro e infine prima donna presidente del Parlamento europeo. Ma è anche la storia di una ragazza che, prima di quell’inferno, vive gli anni spensierati e felici della sua giovinezza sulle coste di Nizza.

Un diario testimonianza intimo e intenso, arricchito da brevi note di carattere storico e sociale, per capire cosa volesse dire essere giovani, prima e dopo la Shoah. «Il viaggio durò due giorni e mezzo; dall’alba del 13 aprile fino alla sera del 15, quando arrivammo ad Auschwitz. È una data che non dimenticherò mai, come il 27 gennaio 1945, il giorno in cui abbiamo lasciato Auschwitz. Sono i punti di riferimento della mia vita. Potrò dimenticare tante cose, ma non queste date. Fanno parte del mio essere più profondo, come il tatuaggio numero 78651 sulla pelle del mio braccio sinistro. Saranno per sempre le tracce indelebili di quello che ho vissuto». Simone Veil

[Simone Veil. Political rally organized by the UMP at the Japy Gymnasium on February 27, 2008 © Marie-Lan Nguyen   Wikimedia Commons]

Il libro “La ragazza con il numero 68751” è edito da Sonda Edizioni; edizione italiana a cura di Alberto Cavaglion. Viene presentato giovedì 2 febbraio 2023 ore 17.30 nella Sala del Minor Consiglio di palazzo Ducale, a Genova, nell’ambito delle iniziative legate al Giorno della Memoria 2023. Interviene Donatella Alfonso, giornalista e scrittrice. Ingresso libero, fino a esaurimento dei posti disponibili. In collaborazione con ANED Genova. N.B. INCONTRO ANNULLATO

Simone Veil (Nizza, 13 luglio 1927 – Parigi, 30 giugno 2017) è stata una scrittrice e politica francese. Figlia di ebrei parigini, visse con la sua numerosa famiglia i primi anni di vita a Nizza fino alla deportazione ad Auschwitz nel 1944, da cui fu liberata solo l’anno successivo. Determinata e battagliera, è sempre stata fiera difensora dei diritti dei prigionieri e delle donne: essenziale il suo contributo per la legge per la depenalizzazione dell’aborto che ancora oggi porta il suo nome. È stata la prima donna segretario generale del Consiglio Superiore della Magistratura francese nel 1970, e prima donna presidente del Parlamento europeo direttamente eletto nel 1979, oltre che vestale della memoria della Shoah.

Il 14 marzo 2019 le è stata dedicata una targa al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.

C.S.
Ufficio Stampa, 26 gennaio 2023