Al Museo Guggenheim, retrospettiva sull’artista icona del XXI secolo: 200 dipinti, sculture, performance, immagini in movimento, installazioni di grandi dimensioni e materiale d’archivio.

Pioniera nell’ambiente controculturale della fine degli anni ‘60, Kusama denuncia le discriminazioni razziali e di genere, critica la guerra e il militarismo e attira l’attenzione dei media grazie ai suoi happening pubblici. L’interesse di Kusama per la natura è allo stesso tempo mistico e letterale, come accade con le sue zucche, che l’artista identifica come una specie di spirito vegetale benevolo e un riflesso della sua stessa anima, ma che offrono anche un’identificazione immediata con la natura. Le allegre e colorate opere della sua recente serie La mia anima eterna (2009-2021) approfondiscono l’idea e l’impegno di Kusama nel trasformare la sua sofferenza in arte “per guarire tutta l’umanità”.

Il Museo Guggenheim Bilbao presenta “Yayoi Kusama: dal 1945 a oggi”,un’ambiziosa retrospettiva dedicata a una delle figure più influenti dell’arte contemporanea e icona culturale del XXI secolo. L’esposizione a cura di Doryun Chong e Mika Yoshitake in collaborazione con Lucía Agirre, dal 27 giugno all’8 ottobre 2023, immerge il visitatore nell’universo ossessivo, particolare e avanguardista di Yayoi Kusama (n. 1929, Giappone) che si è sviluppato ed evoluto in settant’anni di straordinaria carriera artistica. Dai primi disegni che ha eseguito da adolescente durante la Seconda Guerra Mondiale fino alle sue opere immersive più recenti, questa retrospettiva raccoglie una selezione di duecento dipinti, sculture, performance, immagini in movimento, installazioni di grandi dimensioni e materiale d’archivio.

Organizzata secondo criteri cronologici e tematici, la produzione creativa di Kusama si articola intorno ai grandi temi e alle domande che nel corso della sua vita hanno guidato le sue esplorazioni creative: Infinito, Accumulazione, Connettività radicale, Biocosmo, Morte, Forza della vita, collocando le opere nelle diverse realtà politiche e sociali che ha vissuto.

APPROFONDIMENTO: IL PERCORSO ESPOSITIVO

AUTORITRATTO
L’opera di Kusama si basa sull’autoaffermazione e l’autoreferenziale, per cui l’esposizione include uno spazio dedicato al genere dell’autoritratto, che costituisce una pratica rilevante nel corso di tutta la sua carriera, e serve da introduzione all’artista e alla mostra. Il percorso inizia con Autoritratto (Self-Portrait, 1950), un quadro scuro con un girasole color carne che galleggia su una bocca umana, e prosegue con i collage surrealisti degli anni ‘70, un’incisione degli anni ‘90 e le tele di pittura acrilica in colori vivaci del XXI secolo. Il percorso si conclude con Ritratto (Portrait, 2015), una composizione tipo collage che combina il caratteristico modello a pois dell’artista con le ricorrenti reti e forme tentacolari.

INFINITO
La prima esposizione personale di Yayoi Kusama a New York, tenutasi alla Brata Gallery nel 1959, presentava cinque dipinti di enormi dimensioni denominati Reti di infinito (Infinity Nets), in cui minuscoli archi dipinti di bianco coprivano tutta la superficie a sfondo nero. Questa pratica era una novità per il pubblico artistico newyorchese, anche se venne particolarmente riconosciuta nei circoli avanguardisti europei. Senza titolo (Ritaglio di un Dipinto di rete di infinito) [Untitled (Off Cut of Infinity Net Painting), 1960] è un frammento del dipinto Infinity Net lungo 10 metri che ha creato per la prima mostra personale alla Stephen Radich Gallery di New York nel 1961.

Inizialmente ispirate – come nel caso di Il mare (The Sea, 1959) – da ciò che aveva visto durante il volo sull’oceano Pacifico nel suo viaggio dal Giappone agli Stati Uniti nel 1957, queste opere esplorano l’infinito attraverso reti e punti che suggeriscono dimensioni galattiche, con pois che rappresentano stelle e pianeti e la Terra come “un pois tra un milione di stelle”.

Questa dualità tra l’infinito e il niente costituisce la base della caratteristica trama di reti e pois di Kusama, che li concepisce come parti reciproche: i pois sono spazi negativi all’interno della rete, e viceversa. Le Reti dell’infinito degli anni ‘90 e 2000 stabiliscono relazioni con le forze naturali che ispirano l’artista, assomigliando a nuvole ondulanti o campi di stelle senza fine. Trasmigrazione (Transmigration, 2011), invece, con i suoi quattro pannelli di colori vibranti, allude alla visione di Kusama di un ciclo di vita continuo attraverso la rinascita della natura e dell’oceano, come nei suoi primi dipinti di reti.

ACCUMULAZIONE
L’idea di accumulazione e di ripetizione nell’arte di Kusama può interpretarsi, al di là di una tendenza ossessiva, come un’espansione logica della sua visione creativa, che applica sia a una serie di disegni sul pavimento del suo studio che al corpus globale della sua opera artistica. Il collage Accumulazione di lettere (Accumulation of Letters, 1961) è una delle prime opere di accumulazione dell’artista, eseguita con ritagli del proprio nome da biglietti di invito stampati per un’esposizione.

Un anno dopo, questo impulso trascende diventando tridimensionale. L’artista copre oggetti e mobili, indumenti, scarpe, valigie e altri elementi con centinaia di protuberanze di stoffa imbottita. Il risultato è una serie di oggetti misteriosi, come Senza titolo (Sedia) [Untitled (Chair), 1963], che presenta complesse e insolite associazioni organiche ed erotiche. Oltre a essere estremamente laborioso, questo metodo presenta dei limiti alla sua visione della crescita, per cui l’artista inizia a includere nelle sue opere degli specchi che moltiplicano virtualmente il suo lavoro.

Poco a poco, il desiderio compulsivo di moltiplicare queste forme delicate porta Kusama a espandere la sua visione mediante le sue sale di specchi infiniti a partire dal 1965 e su tele argentate o stampate negli anni ‘70 e ‘80, come Accumulazione di mani, (Accumulation of Hands, 1980) dove un divano e delle sedie sono avvolti da centinaia di guanti d’argento.

CONNETTIVITÀ RADICALE
Alla fine degli anni ‘60, Yayoi Kusama sviluppa una pratica artistica lontana dalla materialità, incentrata sulla partecipazione del pubblico e sulla performance. Immigrata negli Stati Uniti, adotta una posizione anticonformista e apertamente provocatrice, manifestandosi a favore dei diritti dei gay, denunciando le discriminazioni di razza e di genere, parodiando e criticando la politica statunitense e protestando contro la guerra del Vietnam attraverso la sua arte di installazione e multimediale. Per via dei nudi mostrati in pubblico in queste performance, le sue esibizioni hanno ricevuto grande attenzione da parte della stampa, che le qualificava in diversi modi: come manifestazioni della controcultura, oppure come stratagemmi pubblicitari di cattivo gusto. Oggi vediamo in questa pratica il nucleo di una strategia artistica più ampia che potrebbe denominarsi di “connettività radicale”, coerente con la relazione che Kusama ha mantenuto con i mezzi di comunicazione durante tutta la sua vita.

Le creazioni di questo periodo includono il fashion design, gli spettacoli di luci e audiovisivi, le manifestazioni politiche, le installazioni e il cinema espanso. In tutte include performance di pittura dei corpi, in cui l’artista copre la pelle dei partecipanti nudi di pois dipinti. Kusama denomina questo atto “auto-obliterazione”, un concetto che implica la liberazione da parte dell’individuo, attraverso la distruzione dell’“io”, dei limiti che gli impone la società, compresi i modelli femminili imperanti. Un esempio è l’installazione Auto-obliterazione (Self-Obliteration, 1966–74), che consiste in una serie di oggetti coperti di pittura dai colori vivaci, tra cui sei manichini, delle sedie e una tavola con oggetti quotidiani.

Nel decennio successivo, la pratica di Kusama diventa introspettiva, anche se l’auto-obliterazione riappare come tema predominante del suo lavoro a partire dal 1975.

BIOCOSMICO
Yayoi Kusama cresce circondata da un vivaio di piante nella proprietà e attività familiare, e sin dalla giovane età sente uno stretto legame con la vita organica. Oltre alla connessione visiva di queste piantagioni “infinite” con la sua tendenza alla ripetizione, l’artista osserva l’anatomia delle piante e i loro cicli di vita e morte, come si apprezza in Senza titolo (Bozzetti di fiori) [Untitled (Flower Sketches), ca.1945], proveniente dal suo album di disegni dei tempi della guerra. In opere come Germoglio (The Bud, 1951) utilizza sacchi di semi di iuta al posto della tela, denotando la sua ricchezza di risorse in un periodo in cui scarseggiava la tela, e trasmette la forza della natura attraverso i materiali e il contenuto.

Il termine “biocosmico” o “natura cosmica” vuole illustrare il concetto illimitato di “cosmi” dell’artista e la sua peculiare nozione della vita organica. Costituisce una specie di lente attraverso cui contemplare tutta la filosofia e la produzione artistica di Kusama.

Quando alla fine degli anni ‘60 Yayoi Kusama spiega per la prima volta i suoi pois e li confronta con i corpi celesti o simboli cosmici, vuole mettere in connessione il cielo e la terra, il macroscopico e il microscopico, allo scopo di “rivelare il mistero” della vita stessa. Tuttavia, questo approccio di Kusama alla natura cosmica non è solo mistico, ma anche intimo e letterale. Ne sono un esempio le zucche, che compaiono nel suo lessico visivo all’inizio degli anni ‘80 e offrono un’identificazione immediata con la natura. Le zucche danno prova dell’animismo – la credenza che lo “spirito” sia un’energia comune a tutti gli esseri viventi – dell’artista, che le identifica come una specie di spirito vegetale benevolo e anche come un riflesso della sua stessa anima.

Un’altra prova dell’atteggiamento di Kusama di fronte alla natura sono le sue sculture e dipinti biomorfi degli anni ‘80 e ‘90, come Ossessione sessuale (Sex Obsession, 1992), le cui forme serpeggianti evocano radici e tentacoli che oscillano tra l’alienazione del mondo e la sensazione espansiva di essere un tutt’uno con il cosmo.

MORTE
Probabilmente influenzata da un’infanzia circondata da vita vegetale, effimera e indubbiamente segnata dalle sue esperienze della guerra e del dopoguerra durante l’adolescenza, l’opera di Kusama affronta costantemente il confine tra la vita e la morte, un tema già presente nei suoi appunti e quadri floreali giovanili. Ne è un esempio il suo dipinto Foglie morte di mais (Dead Leaves of Corn, 1945).

A metà degli anni ‘70, Kusama deve affrontare la morte di due persone importanti nella sua vita: suo padre Kamon, con cui aveva avuto un rapporto difficile, e Joseph Cornell, l’artista nordamericano che fu suo amico intimo a New York. Le sculture molli che l’artista crea allora, come La morte di un nervo (Death of a Nerve, 1976), costituiscono i suoi simboli della vita e la morte. Kusama esprime il punto di vista che la morte non è la destinazione finale, bensì un’altra fase della vita che può dare luogo a una nuova forma, in linea con la credenza orientale nella reincarnazione.

FORZA DELLA VITA
Intorno al 1988, l’arte e la psiche dell’artista danno una svolta. Kusama lavora con la stessa dedizione di sempre nel suo studio di Tokyo, ma finalmente la sua carriera inizia a decollare. Le occasioni di esibire la sua opera si moltiplicano e i romanzi che aveva pubblicato vengono accolti positivamente dai circoli letterari avanguardisti. A partire da quell’anno, i temi chiave della sua opera passano a essere la forza della vita e il potere curativo dell’arte. Concepisce il suo ruolo artistico come una sofferenza curativa in beneficio di altre persone e di se stessa.

Nel 1999 dichiara: «Creo arte per la guarigione di tutta l’umanità», e la sua opera nel nuovo millennio amplifica questo messaggio. Nel 2009, alla soglia dei suoi ottant’anni, Kusama inizia quella che è la più grande serie della sua carriera, dal titolo “My eternal soul”. Terminata poi nel 2021, la serie comprende più di 900 dipinti, allegri e colorati, che si distinguono grazie alle nuove tavolozze e ai motivi, oltre che per il formato quadrato mai visto prima.

Negli ultimi due anni, nel pieno della pandemia, nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare, Kusama ha continuato a dipingere anche se in scala ridotta, intitolando la nuova serie realizzata “Everyday I pray for love”. Quest’ultimo corpus di lavori continua ad essere parte del suo modo di dedicare la sua arte alla celebrazione dell’amore e della vita ma allo stesso tempo anche all’oscurità e ai pensieri suicidi, come già fatto per molti anni. Alla luce della devastazione che l’intera umanità ha dovuto affrontare durante la pandemia, gli ultimi dipinti di Kusama acquistano significati ancora più potenti.

L’arte è stata sempre una questione di sopravvivenza per Kusama e ora sostiene anche la sua vita: «Oh, tempo. Fermati ancora un istante. Ho molto altro lavoro da fare. Ci sono tante cose che voglio esprimere».

Parallelamente alla mostra, il Museo espone anche Sala di specchi dell’infinito – Desiderio di felicità per gli esseri umani da oltre l’universo (Infinity Mirrored Room – A wish for human happiness calling from beyond the universe, 2020). In queste stanze con gli specchi, l’ossessione continua dell’artista per gli effetti di profondità e di riflessi senza fine crea strutture luminose, i cui effetti ricordano l’impossibile, il magico, il galattico, che risulta difficile trovare altrove. In questa installazione, in precedenza esposta solo nel Museo di Yayoi Kusama in Giappone, l’artista trasforma le sue inquietanti allucinazioni in visioni mistiche, come se sprofondasse nella polvere di stelle di un universo infinito

CATALOGO
Il catalogo che accompagna l’esposizione contiene un’estesa selezione delle opere di Kusama, nonché saggi di specialisti come Mika Yoshitake, Doryun Chong e Isabella Tam che fanno luce sui temi e sulle questioni principali che caratterizzano la produzione dell’artista. Il volume include anche un’ampia cronologia in cui la vasta carriera creativa dell’artista si sviluppa parallelamente agli eventi delle distinte epoche in cui ha vissuto.

C.S.m.
Ufficio Stampa, 26 maggio 2023

YAYOI KUSAMA: DAL 1945 A OGGI
27 giugno – 8 ottobre 2023

Museo Guggenheim Bilbao
Avenida Abandoibarra, 2 – 48009 Bilbao
Telefono: +34 944 35 90 00   +34 944 35 90 80
informacion@guggenheim-bilbao.eus
www.guggenheim-bilbao.eus

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