Una vera delizia, oltre che una occasione d’ascolto rara, insolita e imperdibile: Sir John Eliot Gardiner, alla guida del Monteverdi Choir & Orchestra, è giunto a Mantova per uno speciale omaggio a Monteverdi.

Claudio Monteverdi (Cremona,1567 – Venezia, 1643) ha così fatto ritorno nell’odierno Palazzo Ducale, dove lavorò alla Corte dei Gonzaga tra il 1590 e il 1592. A Mantova pubblicò il III libro de Madrigali e anche negli anni successivi frequentò i duchi e la città, dove si sposò nel 1599 e dove, nel 1607, ebbe luogo la prima rappresentazione de L’Orfeo, universalmente riconosciuto come la prima opera lirica della storia, evoluzione del “recitar cantando”. Già con i Madrigali, Monteverdi aveva dimostrato di essere uno stupefacente precursore, avendo posto le basi che ritroveremo nella musica ottocentesca e fino ai giorni nostri.

Del suo uso innovativo di dissonanze ed effetti si è parlato nelle note introduttive al concerto che è stato proposto nella Sala degli Specchi, che per anni fu ritenuta essere il luogo anticamente adibito alla musica di Corte e che invece studi più recenti hanno collocato nella vicina, e più piccola, Sala dello Specchio, come ha puntualizzato il direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso.

La grande stupenda e sontuosa Sala degli Specchi, quindi, che tra gli affreschi presenta anche figure munite di strumenti musicali, è stata per un afoso pomeriggio adibita a studio di registrazione. A effettuare le riprese audio e video è stata la casa di produzione francese Ozango, che poi distribuirà i “Jewels from Monteverdi” in vari Paesi europei. Il pubblico era numericamente esiguo (un grazie alla direzione del Palazzo per aver incluso la scrivente tra i pochi fortunati), dato lo spazio occupato dagli imponenti mezzi tecnici, e certamente rivestiva anche la consueta funzione acustica di “assorbire” i riverberi del suono.

Un concerto pertanto suddiviso in vari momenti scanditi dalle pause conseguenti alle esigenze televisive: pagine dai Madrigali; il Requiem, uno dei più belli mai scritti e quasi sconosciuto; un lungo estratto da L’Orfeo; il celeberrimo Lamento di Arianna, unico lacerto superstite dell’opera andata perduta; il Ballo delle Ingrate, composto in occasione delle nozze tra Margherita di Savoia e Francesco Gonzaga, figlio del duca Vincenzo che fu uno dei più importanti “sponsor” di Monteverdi.

Pur con modalità insolite, il concerto si è rivelato una prelibatezza per palati fini. È emerso lampante ciò che rende Sir Gardiner uno dei massimi esperti mondiali di musica antica: un approccio attentamente analitico della partitura, congiuntamente all’approfondimento sulle dinamiche sia psicologiche sia emozionali che motivano i personaggi del “Divin Claudio”, non ultimo, sulle atmosfere che la musica è chiamata a evocare.

Mentre tutto ciò era prevedibile, data la statura degli esecutori, ha stupito come in questo contesto, in cui ripetere una registrazione ricercando la perfezione era più che legittimo, i rifacimenti siano stati sparuti. Segno dell’altissimo grado di preparazione degli interpreti e del lavoro certosino di Gardiner sull’interazione tra la parola, e quindi la pronuncia, e l’armonia (emerso in special mondo nel Lamento e nel Ballo). Le voci del Monteverdi Choir, Orchestra e Consort Soloists hanno beneficiato di un perfetto bilanciamento dinamico e sono sgorgate con rara raffinatezza e ineguagliabile eleganza. E poi, le stupefacenti arcate direttoriali, ampie e volte a dare respiro, assieme ai legati morbidi e al fraseggio fluido.

Chiarezza quindi di lettura sfociata in una esecuzione di limpidezza cristallina, di leggerezza in grado di rivaleggiare col volo delle rondini fuori dalle finestre della sala (prontamente chiuse), dispensando colori e tensioni emotive. E dimostrando, all’interno dell’insieme, la valenza, il “perché” monteverdiano di ogni singola nota. Su tutto, è emerso il lirismo sprigionato dal genio di Monteverdi, coinvolgente come poche altre volte è stato possibile udire. Dobbiamo ripeterci: una delizia. Un’autentica delizia.

Recensione di Maria Luisa Abate
Visto in Palazzo Ducale, Mantova, il 24 giugno 2023
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes