Alle Gallerie Estensi, per la prima volta riunite tutte le opere della fase italiana dell’artista, tra i protagonisti del movimento naturalista scaturito dalla rivoluzione caravaggesca.   

Le Gallerie Estensi di Modena presentano “Ter Brugghen. Dall’Olanda all’Italia sulle orme di Caravaggio”, la prima grande mostra italiana dedicata al pittore olandese Hendrick ter Brugghen (L’Aia 1588 – Utrecht 1629) che, dal 13 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024, ripercorre lo straordinario soggiorno dell’artista nel nostro paese, una permanenza che segnò in modo indelebile l’impronta della sua pittura.

[Hendrick ter Brugghen, Negazione di Pietro, 1605 – 1614. Londra, Collezione Spier]

La scoperta della fase italiana di Ter Brugghen è un avvenimento recente. Nonostante fosse noto che il pittore avesse risieduto a Roma e in Italia almeno per sei o sette anni, fra il 1607-1608 circa e il 1614, gli studi non avevano approfondito tale periodo giovanile, che invece, come tutte le esperienze vissute dai pittori nordici nella capitale pontificia, poteva ipotizzarsi come cruciale per il suo percorso.

Si deve al curatore scientifico della mostra Gianni Papi, tra i massimi specialisti di Caravaggio e del mondo caravaggesco, un primo inquadramento dell’artista di Utrecht negli anni italiani a partire dal riconoscimento di un’opera capitale, la grande tela con la Negazione di san Pietro originariamente nella collezione romana del marchese Giustiniani e oggi a Londra, collezione Spier.

A cura di Federico Fischetti e Gianni Papi, la rassegna presenta quindi gli importanti risultati delle più recenti ricerche su Ter Brugghen, riunendo tutte le opere appartenenti alla fase italiana dell’artista, che lo laurea fra i protagonisti del primo movimento naturalistico scaturito dalla rivoluzione caravaggesca: a fianco di Ribera e degli altri partecipanti alla “schola” di Michelangelo Merisi, cioè Bartolomeo Manfredi, Cecco del Caravaggio e Spadarino. Non a caso il marchese Vincenzo Giustiniani, amante dei pittori nordici di stanza a Roma, celebre per la sua importante collezione di dipinti di Caravaggio, inseriva Ter Brugghen nella cerchia dei suoi preferiti, insieme a Honthorst, aBaburen e al suddetto Ribera.
Catalogo Sagep Editori, Genova

[Hendrick ter Brugghen, Santo Stefano, 1605 – 1614. Collezione Koelliker]

LE OPERE IN MOSTRA
Fra le ventitré opere della mostra, sono presentati per la prima volta assieme una decina di dipinti eseguiti dal giovane Ter Brugghen nel nostro paese. Fra questi, oltre alla succitata Negazione di Pietro, anche l’Adorazione dei pastori della stessa collezione Spier di Londra, il San Giovanni Evangelista della Galleria Sabauda di Torino, il probabile Autoritratto della collezione Leegenhoek di Parigi, la Cena in Emmaus del Kunsthistorisches Museum di Vienna, o il Santo scrivente della Galleria Estense, che probabilmente già in epoca molto antica era nella collezione del duca Francesco I d’Este dove si contava un distinto nucleo di opere caravaggesche.

La fase giovanile di Ter Brugghen si caratterizza da una pittura potente, con un’espressività severa e sobria, costruita con pennellate lunghe e robuste, date con grande forza; le figure di questi dipinti sono costruite con tocchi sintetici che non si curano del mimetismo e dell’unità dei contorni. Si assiste a una verità senza abbellimenti, secondo uno spirito naturalistico portato anche oltre il limite dello stesso Caravaggio, le cui figure sono alla fine sempre “nobili “e classicamente più ‘belle”.

[Hendrick ter Brugghen (con Giulio Cesare Procaccini?), San Giovanni Battista, 1614. Direzione Regionale Musei della Lombardia – Museo della Certosa di Pavia – Foto Carlo Vannini]

Nell’esposizione sono presenti anche alcuni dipinti dell’artista olandese appartenenti agli anni immediatamente successivi al ritorno a Utrecht per documentare il rapido cambiamento del linguaggio del pittore lontano da Roma. Ter Brugghen in Italia infatti è diverso rispetto al Ter Brugghen tornato a Utrecht (cioè dalla fine del 1614 fino alla morte nel 1629, a quarantuno anni). In Olanda rapidamente cambierà pelle, la sua pittura diventerà più fluida e unita, ricca di laccati virtuosismi, talvolta anche leziosi, soprattutto quando affronta le scene di genere, scene invece assenti in Italia, dove le opere recuperate sono tutte religiose; mentre lascia sempre più spazio ad aspri nordicismi figurativi nelle immagini sacre: volti deformati, arti ossuti, tanto da apparirci talvolta, nelle composizioni più drammatiche, come un Grünewald del XVII secolo.

Affiancano queste opere alcuni dipinti di artisti protagonisti di quegli anni e prossimi a Ter Brugghen, come Ribera, Honthorst e Giulio Cesare Procaccini, artefice di una finora inedita quanto misteriosa collaborazione in alcune opere. Infine si può ammirare anche il ticinese Giovanni Serodine, spesso in passato confuso con lo stesso Ter Brugghen.

C.S.m.
Ufficio Stampa, 12 ottobre 2023
Nella locandina: (particolare) Hendrick ter Brugghen, Vocazione di Matteo, 1620
Le Havre, Musée d’art moderne André Malraux – ©MuMA, Agence Édith

TER BRUGGHEN. DALL’OLANDA ALL’ITALIA SULLE ORME DI CARAVAGGIO
13 ottobre 2023 – 14 gennaio 2024

Gallerie Estensi
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