A Palazzo Medici Riccardi, 60 opere dedicate alle interpretazioni della figura del mito classico, dall’arte antica alla contemporaneità.

Orfeo: poeta, musico e cantore, compagno di viaggio degli Argonauti, sposo prima infelice e poi disperato di Euridice, inconsolabile vedovo dilaniato dalle Baccanti. 

Lo evocano dipinti e sculture, disegni e manoscritti, installazioni e film, che spaziano dall’antichità ai nostri giorni.  A partire dallo splendido rilievo marmoreo neoattico con Orfeo, Euridice ed Hermes, proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che raffigura il secondo e definitivo distacco del cantore dalla sua amata fonte d’ispirazione per il poeta Rainer Maria Rilke, autore dei ‘Sonetti a Orfeo’ –  fino alle opere di Tiziano, Parmigianino, van Honthorst, Bruegel il Vecchio, Rembrandt, Delacroix, Moreau, Redon, Feuerbach, De Chirico, Cocteau, Savinio, Melotti, Twombly e Paladino.

Le opere in mostra provengono da prestigiose istituzioni culturali italiane e internazionali, dalle Gallerie degli Uffizi al Musée du Louvre di Parigi, dal Mart di Trento e Rovereto al Kunsthistorisches Museum e al Belvedere di Vienna, dal MANN e dal Palazzo Reale di Napoli ai Musées de Beaux-arts di Blois e di Marsiglia, dal Museo Nazionale del Bargello all’Accademia Carrara di Bergamo, dal Museo di San Marco alle Biblioteche Laurenziana e Riccardiana di Firenze, oltre che da collezioni private e grazie a una speciale collaborazione con l’Archivio del Teatro del Maggio Fiorentino.

Palazzo Medici Riccardi ospita, dal 20 marzo e fino all’8 settembre 2024, circa 60 opere d’arte dedicate a una delle più importanti e immortali figure del mito classico. Si intitola “L’incanto di Orfeo nell’arte di ogni tempo, da Tiziano al contemporaneo” la grande mostra a cura di Sergio Risaliti e Valentina Zucchi, responsabile scientifico di Palazzo Medici Riccardi, nata da un progetto del direttore artistico del Museo Novecento, promossa da Città Metropolitana di Firenze e organizzata da MUS.E.

[L’incanto di Orfeo, allestimento, foto Nicola Neri]

IL MITO DI ORFEO A FIRENZE
La mostra ruota attorno alla figura multiforme e metamorfica di Orfeo che risplende in Palazzo Medici Riccardi, dove si trova il meraviglioso gruppo marmoreo di Orfeo che incanta Cerbero di Baccio Bandinelli – un tempo accompagnato da una lira – nel cortile principale del palazzo di via Larga.

Orfeo è stato soggetto privilegiato dell’arte e della cultura fiorentina a fianco di altre figure emblematiche; presente già nel Quattrocento in una delle formelle di Luca della Robbia del Campanile di Giotto, il figlio della musa Calliope e del re della Tracia Eagro (o di Apollo, secondo altre versioni del mito) ebbe un posto di rilievo nell’interpretazione della classicità in età rinascimentale, con sottolineature letterarie, filosofiche e politiche. Tale interesse – che si sviluppò intorno a Cosimo il Vecchio e a Lorenzo il Magnifico grazie agli artisti, ai letterati, ai pensatori e ai poeti vicini ai Medici – è testimoniato da una molteplicità di opere.

A questa straordinaria stagione risale la teatrale Fabula di Orpheo di Agnolo Poliziano, stretto amico del Magnifico e traduttore in latino anche delle Argonautiche orfiche, presente in mostra grazie a un prezioso esemplare di entourage mediceo (Biblioteca Riccardiana), affiancato da una raffinata silloge miniata degli Inni orfici del Quattrocento maturo. 

Furono Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Cristoforo Landino a riconoscere in Orfeo uno dei padri fondatori della prisca philosophia – incrocio sapienziale di teologia, filosofia e poesia – e a dedicarsi alla lettura sia degli Inni Orfici che delle fonti antiche, tra cui Virgilio e Ovidio, oltre a Platone.

Il richiamo di Orfeo riemerse agli inizi del Cinquecento quando papa Leone X, grazie all’intermediazione del cardinale Giulio de’ Medici, governatore di Firenze, commissionò a Baccio Bandinelli la statua oggi conservata nel cortile del palazzo, perno di questa mostra.

Perfino Cosimo I de’ Medici non sfuggì al fascino di Orfeo e volle farsi ritrarre da Agnolo Bronzino nelle sue vesti, trasferendo idealmente su di sé il potere ammaliatore e civilizzatore appartenuto al poeta tracio. Già Ovidio racconta infatti che il suo canto, accompagnato dalla kithara, riuscisse ad ammaliare gli animi delle fiere, gli alberi ma anche ad attirare a sé le pietre, conducendo ad armonia e soavità l’intero mondo terreno. 

Vicino al dio Apollo a cui si deve il dono della preziosa lira, Orfeo è sin dalle origini prossimo anche a Dioniso e ai culti misterici, conoscitore dei segreti della natura e dell’anima, aderente al mondo conio e ai suoi misteri, in grado persino di attraversarne le viscere.

[L’incanto di Orfeo, allestimento, foto Nicola Neri]

ORFEO IN MUSICA E VISTO DAGLI ARTISTI MODERNI E CONTEMPORANEI
Euridice, il melodramma musicato da Jacopo Peri e da Giulio Caccini su libretto di Ottavio Rinuccini e il cui libretto è esposto in mostra, venne messo in scena la prima volta a Palazzo Pitti nel 1600, in occasione dei festeggiamenti tra Maria de’ Medici ed Enrico IV di Francia. I critici ravvisano in queste forme di poemi cantati gli albori dell’opera lirica che culminerà con l’Orfeo di Gluck nel Settecento. L’eco di questo evento fu tanto grande da ispirare celebri sculture dedicate a Orfeo, tra cui quella di Pierre de Franqueville, realizzata per il fiorentino Girolamo Gondi in Francia, poi trasferita a Versailles e oggi presente in mostra. 

Le apparizioni di Orfeo, emblema sublime del potere delle arti ma anche di debolezze, desideri e follie umane, sono proseguite nei secoli: le sue vicende incarnano i passaggi fondanti della vita, che si dipana fra amore e morte, tra aspirazione e ispirazione, tra accettazione e sfida, tra sublimazione e fallimento. Il mito di Orfeo attraversa il tempo, protagonista assoluto nella musica di Monteverdi e nelle allegorie dipinte barocche, poi nel Settecento e ancora nel Romanticismo, quando si accentuano gli aspetti sublimi dell’amore tra Orfeo e Euridice (in mostra lo struggente dipinto di Ary Scheffer), assieme a quelli oscuri, tenebrosi della mitica discesa nell’Ade e perturbanti della sua fine violenta per mano delle seguaci di Dioniso. Con il Simbolismo, suscitò l’ammirazione di Redon e Moreau, e di Apollinaire che farà rinascere Orfismo e Ermetismo a Parigi, patria delle avanguardie del XX secolo.

Non meno fascinazione eserciterà Orfeo su Jean Cocteau, che gli dedicherà molti disegni, un’opera teatrale e soprattutto due film, Orfeo del 1950 e Il testamento di Orfeo del 1959. Dall’orfismo sarà affascinato anche Igor Stravinskij, che nel 1947 comporrà uno struggente Orpheus, affiancato dal coreografo George Balanchine. Un magnetismo a cui cederanno anche artisti come Giorgio de Chirico e Alberto SavinioFausto Melotti ed Ettore Colla, le cui opere sono esposte in mostra, ma anche poeti come il già citato Rilke e Dino Campana, a testimoniare le molteplici rinascite di Orfeo e dell’Orfismo, giunte fino ai nostri tempi visto che Calvino, PaveseBufalino si sono cimentati con la sua storia, fino un cantautore di oggi, Roberto Vecchioni.

ALCUNE DELLE OPERE IN MOSTRA
La ricca selezione di capolavori dell’arte di ogni tempo comincia dal bellissimo dipinto di Gerrit van Honthorst, assunto a icona della mostra. Fra le sale si snodano le sue avventure con gli Argonauti e si diffonde il potere del suo canto, fino alla morte di Euridice esemplificata dai superbi dipinti di Tiziano, Delacroix e Moreau, e fino alla scenografica discesa agli Inferi, al successivo ritorno sulla terra (interpretato da Anselm Feuerbach) e alla seconda perdita dell’amata, al suo ultimo canto e alla furia bestiale delle Baccanti, testimoniata dalla testa decapitata di Orfeo di Odilon Redon. 

Alle opere figurative sono accostati preziosi manoscritti provenienti dalla Biblioteca Riccardiana e dalla Biblioteca Laurenziana – fra cui una versione istoriata delle Metamorfosi di Ovidio, di ambito mediceo e annotata da Poliziano  e sono ricordate anche le opere in musica ispirate al mito di Orfeo che giungono a tempi moderni e contemporanei.

Una speciale sezione della mostra è dedicata alle scenografiefigurini e maschere di artisti che hanno collaborato con il Maggio Musicale Fiorentino, tra cui le superbe creazioni di Giorgio De Chirico. 
Il volume che accompagna la mostra è edito da Silvana.  

M.F.C.S.
Fonte: comunicato stampa del 19 marzo 2024
Nella locandina: (particolare) Gerrit Van Honthorst, “Orfeo”, 1615-1618 ca.
Su concessione del Ministero della Cultura – Palazzo Reale di Napoli 

L’INCANTO DI ORFEO
NELL’ARTE DI OGNI TEMPO, DA TIZIANO AL CONTEMPORANEO
20 marzo – 8 settembre 2024

Palazzo Medici Riccardi
Via Cavour 3, 50121 – Firenze
Tel. +39 055-276 0552
info@palazzomediciriccardi.it
www.palazzomediciriccardi.it