Misteriose presenze si aggirano tra le antiche mura dei 155 castelli del Trentino, scrigni di tesori artistici e architettonici, ricchi di vicende e di leggende, tragiche e d’amore, legate alle famiglie che ne furono proprietarie. Un itinerario a metà tra verità e immaginazione, tra storia e credenze popolari, iniziando da sette tra questi affascinanti manieri.

CASTELLO DI ARCO
Dal centro di Arco, lungo un sentiero che sale tra uliveti e cipressi, si giunge al castello abbarbicato su un aspro sperone di roccia, da cui domina la piana dell’Alto Garda. Dell’antica fortezza sono rimaste le torri, parte delle mura di cinta e alcuni edifici in rovina. All’interno, si possono visitare la Prigione del Sasso e la Torre Grande, le cui pareti sono decorate con uno splendido ciclo di affreschi profani del Trecento che raffigurano dame intente a giocare a scacchi. Nel 1289 Antonio d’Arco fu ucciso a causa delle troppe atrocità da lui commesse e si dice che il suo fantasma si aggiri ancora nel maniero. Secondo altri, invece, dovrebbe trattarsi dello spettro di un brigante veneziano, Ottavio Avogadro che nel castello nascose i suoi ingenti bottini e poi fu giustiziato a furor di popolo.

Castel Romano

CASTEL ROMANO
Prima baluardo orientale dei domini dei Conti d’Arco, poi passato nell’orbita della potente famiglia dei Lodron, Castel Romano in Valle del Chiese fu costruito nel XII secolo con lo scopo di presidiare la via che collegava il Bresciano alle Giudicarie, sul dosso di Sant’Antonio, non lontano dal paese di Pieve di Bono. La maestosa torre rettangolare, che domina la valle, rivestiva importanza strategica. Il suo degrado iniziò quando i conti Lodron trasferirono il loro potere in altre zone del Trentino, in Austria e in Baviera. Occupato dalle truppe Garibaldine nel 1866, subì cannoneggiamenti durante il primo conflitto mondiale. Dei cicli che una volta ricoprivano le sale residenziali, oggi si sopravvive solo un affresco quattrocentesco, riferito a uno scontro tra armati. Secondo la leggenda più popolare, nel XVI secolo la contessa Dina Lodron invitava qui i più bei giovani del dominio per poi ucciderli e nascondere così al consorte la propria infedeltà. Ci pensò un prete a fare giustizia e a liberare le comunità dal maleficio, uccidendo la contessa il cui spirito si dice dimori ancora nel castello.

Dolomiti Paganella – Spormaggiore – Castel Belfort_Ph. Daniele Lira

CASTEL BELFORT
Castel Belfort si trova nel comune di Spormaggiore sull’Altopiano della Paganella, tra i comuni di Cavedago e Spormaggiore. A seguito di un accurato restauro oggi sono visitabili la torre merlata e le mura perimetrali. Fu costruito intorno al 1311 da Tissone, figlio di Geremia I, con l’approvazione dei Conti di Tirolo, e negli anni subì molti cambi di proprietà. Nel 1670, in seguito a un incendio devastante, fu ricostruito come una moderna fortezza, con l’aspetto attuale. Verso la metà del 1400 il cavaliere Cristoforo Altspaur della famiglia Reifer, in quel momento proprietario del castello, fu colpito da attacchi di pazzia e paranoia tanto che tentò di uccidere la sua terza consorte Orsola, convinto della sua infedeltà. La leggenda dice che ora Cristoforo sia un fantasma assetato di vendetta e che la sua presenza aleggi ancora fra le rovine del castello in cerca di prove del tradimento.

Val di Non – Ville d’Anaunia – Castel Nanno Ph. Alessandro Polla

CASTEL NANNO
Di Castel Nanno si nota l’architettura, insolita per un castello, con una torretta centrale che sembra riprendere le vette delle Dolomiti di Brenta che lo incorniciano. Elegante e austero, sorge a pochi passi dall’omonimo paese della Val di Non, su un’altura sopra le distese di meleti. Tra il 1611 e il 1615 il castello fu interessato dai processi alle streghe e nella sala voltata a raggiera, al primo piano del palazzo, sono incise su di una pietra sporgente tre croci che ricordano le esecuzioni capitali di altrettante donne del paese.

Qui si svolsero altre suggestive vicende, come la storia d’amore tra Melisenda e Ludovico di Castel Sporo, acerrimo nemico dei Madruzzo. I due giovani innamorati, che erano soliti incontrarsi al riparo di una quercia tutt’ora esistente, furono colti sul fatto e murati vivi in una nicchia al primo piano del castello. Ancora oggi il ricordo dei due innamorati sembra rimasto imprigionato tra queste mura e si racconta che tutte le notti di maggio, i pianti e i lamenti dei due amanti riecheggino a ricordo perenne del loro amore spezzato tragicamente.

Val di Sole Castello Caldes mPh. Gianni Zotta

CASTEL CALDES
Posto all’imbocco della Val di Sole e affacciato sul torrente Noce, Castel Caldes domina il vicino borgo solandro. L’aspetto attuale del castello è il risultato di varie fasi architettoniche iniziate nel Duecento e proseguite fino al XVI secolo.

Una leggenda vuole che il castello sia stato teatro della prigionia di una giovane donna di nome Olinda, forse da identificarsi nella contessa Marianna Elisabetta Thun. Promessa in matrimonio al conte Ulrico di Altaguardia, la fanciulla era però innamorata di Arunte, un menestrello gentile e dalle dolci parole. Il perfido Rodemondo di Caldes, accortosi del loro amore, la rinchiuse nella stanza più alta del castello, sotto le cui finestre Arunte cantava poesie d’amore. Ma urla, fragore d’armi e il successivo silenzio fecero capire a Olinda quale tragica sorte fosse toccata all’amato. Disperata si lasciò morire di fame e fu sepolta nel piccolo cimitero del paese, dove ogni notte arrivava a farle visita un giovane che intonava bellissime liriche amorose.

Nel maniero è stata recentemente aperta al pubblico, dopo il restauro, la magnifica Stube del Conte, arredata nei minimi particolari, e che assieme alla Stanza di Olinda, rappresenta il fiore all’occhiello dell’edificio.

Valsugana_Castello di Pergine Ph. Flavio Faganello

CASTEL PERGINE
Lungo la storica Via Claudia Augusta Altinate, sulla cima di colle Tegazzo, si staglia Castel Pergine, antica fortificazione che domina la Valsugana. L’edificio, che sorge sopra un preesistente insediamento romano, ha assunto la struttura attuale nel XIII secolo, per poi ampliarsi nel XVI quando il principe vescovo di Trento fece costruire l’ “Ala Clesiana”. Il castello di Pergine ospita oggi circa 20 camere e tre torri in cui pernottare, oltra a un ristorante. All’interno si possono visitare la Prigione della goccia, la Camera del camino, la Sala del trono e la Cappella di Sant’Andrea al primo piano. Le cinque sale al secondo piano ed il giardino ospitano esposizioni temporanee.

La leggenda più nota legata a questo maniero racconta della “Dama Bianca”, una bellissima donna che da centinaia di anni vivrebbe intrappolata tra le sue mura. La donna dai capelli dorati, legati in una lunga treccia, era moglie di un tirannico e violento Capitano che in età medievale spadroneggiava nel villaggio di Pergine vessando i suoi abitanti. Neppure lei sfuggiva ai modi brutali del marito che le impediva ogni cosa, perfino di uscire al di fuori del castello. Una volta al mese solamente le era concesso di passeggiare nel cortile, insieme alla sua dama di compagnia e scortata dagli armigeri. Una sera di luna piena, aiutata dalla sua damigella, indossò un vestito di seta bianca, che riluceva della luce lunare, si sciolse la treccia, si affacciò alla finestra della sala da pranzo e si lanciò nel vuoto. Ancora oggi, nelle notti di luna piena, alle finestre e nei saloni del castello di Pergine si può scorgere l’ombra fugace di una bellissima donna, vestita di bianco con i lunghi capelli sciolti. E sentire una voce bellissima e spezzata dal pianto cantare una canzone dolcissima, che inneggia con malinconia alla libertà.

Vallagarina Castel Beseno Ph. Gianni Zotta

CASTEL BESENO
Nel cuore della Valle dell’Adige, Castel Beseno, posto sulla sommità di una collina a metà strada tra Trento e Rovereto, è il complesso fortificato più imponente di tutto il Trentino. Le leggende che lo riguardano narrano delle apparizioni di un uomo vestito di rosso dinanzi ai visitatori solitari, delle urla degli spiriti erranti che escono dal Castello e della leggenda del cavaliere nero che nella notte dei tempi governava su Besenello tra assurde pretese e continui soprusi. Il cavaliere malvagio spadroneggiava sui popolani, imponendo loro tasse impossibili. Ma il popolo, stanco e stremato dalle continue angherie, un giorno assaltò la roccaforte e riuscì a scacciare definitivamente il tiranno, di cui non si seppe più nulla. Si narra che nelle notti di luna piena una fiammella si aggiri tra le mura del maniero: è il fantasma del Cavaliere, condannato a vagare per l’eternità per scontare le malefatte commesse in vita.


m.b. c.s.+ M.
Fonte: Trentino marketing, 23 settembre 2021
Immagine di copertina: Alto Garda, Castello di Arco, Ph. Daniele Lira

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