L’affresco storico di Verdi torna al Teatro alla Scala dopo 24 anni. Sul podio Fabio Luisi, regia Hugo De Ana. Nel cast Marina Rebeka / Angela Meade, Piero Pretti, Luca Micheletti.

I Vespri siciliani, ventesima opera di Giuseppe Verdi, torna in scena al Teatro alla Scala, dopo 24 anni di assenza, con la direzione di Fabio Luisi e la regia di Hugo De Ana, che colloca la vicenda durante lo sbarco alleato in Sicilia nella Seconda guerra mondiale. Sette le rappresentazioni, dal 28 gennaio al 21 febbraio 2023, tutte con inizio alle ore 19. Con la trasmissione in diretta streaming della recita del 14 febbraio il Teatro inaugura la piattaforma LaScalaTV, che offre a un pubblico globale dirette, registrazioni e contenuti speciali (vedi notizia qui).

Un’ora prima di ogni rappresentazione gli spettatori potranno partecipare a una conferenza introduttiva nel Ridotto dei Palchi tenuta dal professor Claudio Toscani.

I Vespri siciliani mancano dal Piermarini dall’edizione firmata da Riccardo Muti e Pier Luigi Pizzi il 7 dicembre 1989, ma l’attesa per il nuovo allestimento scaligero si concentra anche su un cast di grande richiamo. Elena è Marina Rebeka, impostasi tra le interpreti più attendibili del nostro tempo per equilibrio tra urgenza espressiva e proprietà di stile. Le ultime due rappresentazioni segnano il debutto scaligero di Angela Meade, tra le maggiori protagoniste della scena non solo belcantistica dei nostri anni.

Arrigo ha lo squillo sicuro di Piero Pretti, mentre Luca Micheletti, figura straordinaria di attore e cantante impegnato in questi giorni anche come regista di prosa, interpreta Guido di Monforte. Con lui si alterna nelle ultime recite Roman Burdenko. Nei panni del patriota Giovanni da Procida, cui Verdi affida “O tu Palermo”, tra i numeri più noti dell’opera, il basso Dmitry Beloselskiy.

I VESPRI ALLA SCALA
La composizione dei Vespri risulta da una combinazione di obblighi contrattuali e slancio sperimentale. Licenziata La traviata, il compositore torna alla pace di Sant’Agata deciso a non accettare nuove commissioni e dedicarsi in libertà a nuovi progetti. Dopo il successo di Jérusalem, riscrittura francese dei Lombardi nel 1847, l’Opéra gli aveva richiesto un nuovo titolo francese a partire da un libretto di Scribe che avrebbe dovuto giungergli nel 1853. Di fronte alla mancata consegna, Verdi aveva sperato di potersi sottrarre al contratto: non voleva assumersi l’impegno di un grand-opéra né per ragioni artistiche, annoiato dall’obbligo dei balletti e delle scene esornative di genere, né economiche (“bisognerà scrivere l’opera in francese… auf! ed intanto avrei scritto due o tre opere in italiano con più piacere e maggior guadagno”).

Scribe produsse tuttavia con prontezza un nuovo libretto con Charles Duveyrier adattando il suo precedente Duc d’Albe lasciato incompiuto da Donizetti nel 1839 e Verdi, trasferitosi a Parigi nell’ottobre 1853, terminò l’opera dopo continue discussioni con il poeta e altri incidenti inclusa una fuga d’amore della protagonista Sofia Cruvelli. Ma il vero conflitto è piuttosto quello interno alla composizione, tra le costrizioni imposte dal Grand-Opéra e la ricerca di forme nuove e di un nuovo trattamento dell’orchestra che è alla base dello sviluppo dell’ironia e del disegno delle scene collettive che ritroveremo in Un ballo in maschera e ne La forza del destino.

Les Vêpres siciliennes andò in scena all’Opéra il 13 giugno 1855 con gran successo e conquistandosi l’ammirazione dei colleghi francesi, primi tra tutti Berlioz e Auber. Conscio che i governi italiani non avrebbero ammesso la rappresentazione di una rivolta popolare in Italia, Verdi incarica Ettore Caimi di tradurre il libretto spostando (“a mie spese e sotto la mia direzione”) l’azione in Portogallo. Les Vêpres approda al Regio di Parma il 26 dicembre (inaugurazione della Stagione di Carnevale) con il titolo Giovanna di Guzman. Il 2 gennaio 1856, con lo stesso titolo, si ha la prima scaligera, il cui esito è intiepidito dal fatto che gli italiani, poco avvezzi all’inserimento delle danze, accolgono il pur splendido balletto “Le quattro stagioni” con “noia e disapprovazione universali”. Nella ripresa per l’inaugurazione della Stagione 1857/58 non andrà in scena.

Nei teatri italiani l’opera ritrova la sua ambientazione originaria e guadagna il titolo “I Vespri siciliani” dopo l’Unità: così alla Scala, il 7 febbraio 1864, e per l’inaugurazione della Stagione 1875/76. Nel ‘900, l’opera torna in cartellone nella Stagione 1908/09, ma soprattutto è scelta da Victor De Sabata nel 1951 per inaugurare la nuova data d’inaugurazione delle stagioni scaligere: il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio. Lo spettacolo è di Hubert Graf, cantano Enzo Mascherini, Eugene Conley e Boris Christoff, ma la serata è tutta di Maria Callas che a pochi mesi dal debutto scaligero sostituendo la Tebaldi in Aida il 12 aprile 1950 trovava una consacrazione che sarebbe stata confermata poche settimane dopo con Norma, dal 16 gennaio 1952.

Passano 18 anni ed è di nuovo un 7 dicembre, quello del 1970, a segnare il ritorno del titolo, che peraltro si addice alle serate inaugurali per la grandiosa solennità, l’argomento patriottico e l’impiego di tutte le forze artistiche del Teatro. Dirige Gianandrea Gavazzeni, il regista Giorgio De Lullo osa la trasposizione temporale del libretto (la vicenda aveva peraltro già viaggiato dalle Fiandre del Duca d’Alba alla Sicilia dugentesca spingendosi a toccare il Portogallo del 1640) scegliendo di chiedere a Pier Luigi Pizzi, scenografo e costumista, un’ambientazione risorgimentale. La serata resta memorabile anche per gli appalusi riservati dal pubblico alla Callas, ospite in palco di proscenio, che susciteranno una polemica dolorosa con la protagonista, una magnifica Renata Scotto. Con lei erano Piero Cappuccilli, Gianni Raimondi e Ruggero Raimondi. Pizzi torna da regista per l’inaugurazione della Stagione 1989/1990 con la direzione eccellente di Muti ed esito contrastato alla prima per parte del cast costituito da Cheryl Studer, Chris Merritt, Giorgio Zancanaro e Ferruccio Furlanetto: in scena si sviluppa il tema risorgimentale, in buca Muti cerca soprattutto di approfondire lo sviluppo dei rapporti affettivi, amoroso e paterno.

M.C.S.
Ufficio Stampa, 16 gennaio 2023
Immagine delle prove tratta dalla pagina Facebook del teatro alla Scala

I VESPRI SICILIANI
28 gennaio – 21 febbraio 2023

Prezzi: da 210 a 25 euro
Infotel 02 72 00 37 44
www.teatroallascala.org