Capolavori assoluti dell’arte occidentale raccontano il mito intramontabile della bellezza, dell’amore, del desiderio. Tre progetti espositivi valorizzano il patrimonio di Palazzo Te a Mantova, con prestiti prestigiosi da importanti musei italiani e internazionali.

Da dove nasce la forza di Venere? Da dove vengono i suoi poteri, capaci, grazie ad Amore e Bellezza, di condizionare i desideri e le azioni degli uomini, di proteggere o tormentare innamorati umani e divini? Cerca di dare una riposta a questi interrogativi il progetto “Venere Divina. Armonia sulla terra” – prodotto e organizzato da Fondazione Palazzo Te e Museo Civico di Palazzo Te – attraverso tre mostre e un programma di eventi (Covid permettendo) che esplorano il mito di Venere come rappresentazione del senso di rinascita dall’antichità fino ai tempi moderni. Nel tragitto si incontrano alcuni dei grandi capolavori dell’arte provenienti da importanti musei europei, dai dipinti di Cranach, Guido Reni, Tiziano e Dosso Dossi, a sculture, arazzi e libri.


Giulio Romano e allievi, Venere con Marte e Cupido nell’Olimpo sotto il trono di Giove, Volta della Camera dei Giganti 1530-1534 affresco Mantova, Palazzo Te Foto: Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te

La prima tappa si apre con “Il mito di Venere a Palazzo Te”, che dal 21 marzo al 12 dicembre 2021 (se le norme per la pandemia lo permetteranno) consente al pubblico di scoprire le oltre 25 rappresentazioni di Venere, tra stucchi e affreschi, presenti nella villa giuliesca. Un percorso tra miti e favole antiche, raccolto anche in una guida cartacea e multimediale, che si arricchisce con l’esposizione della scultura Venere velata appartenuta a Giulio Romano, conservata presso la Galleria dei Mesi a Palazzo Ducale, e dell’arazzo Venere nel giardino con putti, realizzato da tessitori fiamminghi su disegno dello stesso Giulio Romano, di recente ritornato a Mantova (approfondimento DeArtes qui ).
Il mito di Venere a Palazzo Te è anche l’occasione per organizzare in primavera un convegno internazionale.


Tiziano Venere benda Amore 1560-1565? Roma, Galleria Borghese © Galleria Borghese

Seconda tappa il 22 giugno con l’esposizione “Tiziano. Venere che benda Amore”, che fino al 5 settembre 2021 porta nelle sale mantovane il capolavoro di Tiziano Vecellio conservato alla Galleria Borghese di Roma. Dipinto che costituisce uno dei vertici della rappresentazione della divinità nel Cinquecento. In concomitanza, durante il periodo estivo, l’esedra di Palazzo Te viene ripensata per ospitare momenti performativi e artistici.


Giulio Romano e allievi Venere Anadiomene Volta della Camera dei Venti 1527-1528 affresco Mantova, Palazzo Te Foto: Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te

Ultimo segmento del progetto Venere Divina è il 12 settembre con la mostra “Venere. Natura, ombra e bellezza”, che fino al 12 dicembre 2021 indaga le origini del mito e la sua creazione, grazie al recupero cinquecentesco di leggende e di iconografie antiche.

Parte del percorso è dedicata alla diffusione del mito nelle corti europee, al legame della divinità con le acque, i giardini e i parchi, e con la bellezza delle donne dell’epoca. Una sezione viene dedicata ai “pericoli” di Venere e al legame di maghe e streghe con il culto della dea.




M.C.S.
Fonte: Facco P& C e Ufficio Stampa Palazzo Te, 18 febbraio 2021
Immagine di apertura: Giulio Romano e allievi, Il bagno di Marte e Venere (Particolare), Camera di Amore e Psiche 1527-1528 affresco Mantova, Palazzo Te Foto: Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te

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