Direttore Chailly, regia Pasqual. Diretta RAI in 4K. Prima diffusa in 35 luoghi di Milano: 10mila posti disponibili gratuitamente. ‘Prima della prima’ su Pinterest. Cast: Meli, Netrebko, Pertusi, Garanča, Salsi, Anger.  

Continua la riflessione sul potere iniziata dal Maestro Riccardo Chailly due anni fa: Don Carlo, che riconduce alla produzione matura di Verdi, è il titolo scelto per inaugurare la Stagione 2023/2024 del Teatro alla Scala di Milano. Sarà eseguita la versione approntata dal compositore per la Scala nel 1884.

La serata inaugurale è attesa per giovedì 7 dicembre alle ore 18. Le repliche in cartellone fino all’8 gennaio sono già da tempo sold-out. La diretta RAI 1, Radio 3 e Rai Play (dove sarà visibile per 15 giorni dopo la Prima) inizieranno alle ore 17.45 (vedi dettaglio in questo stesso articolo). L’opera sarà trasmessa in molti Paesi del mondo. Grazie a “Prima Diffusa” Don Carlo sarà visibile in molti luoghi di Milano (vedi dettaglio in questo stesso articolo).

[ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala]

IL CAST
Don Carlo è diretto dal Direttore Musicale Riccardo Chailly sul podio dell’Orchestra del Teatro alla Scala. La regia del nuovo allestimento è di Lluís Pasqual. Il cast schiera Francesco Meli come Don Carlo, Anna Netrebko come Elisabetta di Valois, Michele Pertusi come Filippo II, Elīna Garanča come Principessa d’Eboli, Luca Salsi come Marchese di Posa e Ain Anger come Grande Inquisitore.

Il Coro del Teatro alla Scala è diretto da Alberto Malazzi. Le scene sono di Daniel Bianco, i costumi di Franca Squarciapino, le luci di Pascal Mérat, i video di Franc Aleu e la coreografia di Nuria Castejón

(Locandina nel dettaglio, libretto e genesi dell’opera: vedi in questo stesso articolo).

[ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala]

LO SPETTACOLO
Don Carlo torna al Teatro alla Scala in una grande produzione che rispecchia la doppia natura di dramma storico e manifesto romantico dell’originale schilleriano, mettendo in luce gli straordinari artisti e artigiani che operano nei laboratori del Teatro. Un impianto scenico unico si trasforma senza interrompere lo svolgimento dell’azione nei diversi spazi previsti dal libretto, grazie alla spettacolare alternanza di colossali elementi scenografici.

Verdi propone i temi a lui cari della libertà dei sentimenti, della difficile relazione tra padri e figli e della liberazione dei popoli oppressi sullo sfondo del conflitto tra il potere temporale e quello religioso.

Per rendere l’atmosfera sospesa tra ambiente ecclesiastico e secolare il regista Lluís Pasqual e lo scenografo Daniel Bianco fanno riferimento all’uso dell’alabastro nelle finestre degli edifici religiosi ma anche civili e in particolare alla grande finestra della Collegiata di Santa María La Mayor nella città spagnola di Toro. Una grande torre di alabastro è inquadrata in un sistema di cancellate che anch’esse ricorrono nell’architettura religiosa quanto in quella civile. La scena permette di ritagliare nei grandi spazi del palcoscenico i numerosi momenti di intimità e di isolamento che punteggiano la tragedia.

Don Carlo ci porta dietro le quinte dello spettacolo del potere: anche l’autodafé, cerimonia abbagliante e macabra di autorappresentazione dell’assolutismo, non troppo diversa dai meccanismi della propaganda di oggi, è mostrata soprattutto nel momento della preparazione e solo pochi minuti sono riservati alla “festa” nella sua magniloquente esteriorità. Qui campeggia un colossale retablo dorato e finemente istoriato. Questi spazi sono animati dal pittoricismo dei costumi di Franca Squarciapino, che riprendono l’abbigliamento rappresentato nella ritrattistica del tempo ma lo alleggeriscono nella scelta dei materiali, garantendo facilità di movimento e una certa romantica vitalità ai personaggi.

L’impianto è documentato ma non necessariamente filologico: pur collocati nella loro epoca, i protagonisti rappresentano emozioni e caratteristiche umane presenti in ogni tempo. Il colore prevalente è il nero, non inteso come espressione di mortificazione o di lutto ma come esibizione di potere e ricchezza: nel ‘500 velluti e broccati neri erano tra le stoffe di maggior pregio.     

[ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala]

RAI1, RADIO3 E RAIPLAY: IN ESCLUSIVA LA PRIMA DELLA SCALA IN 4K 
IL 7 DICEMBRE LA DIRETTA DI RAI CULTURA DEL DON CARLO DI VERDI
Un Don Carlo mai visto. Per la prima volta Rai Cultura riprende in 4K una prima della Scala per trasmetterla come ormai di consueto in diretta su Rai1. Avrà quindi una definizione quattro volte superiore rispetto agli standard televisivi a cui siamo abituati il Don Carlo di Giuseppe Verdi che inaugura la Stagione del Teatro alla Scala giovedì 7 dicembre 2023. 

Dieci telecamere in alta definizione, 45 microfoni nella buca d’orchestra e in palcoscenico, 15 radiomicrofoni dedicati ai solisti. Un gruppo di lavoro di 50 persone tra cameraman, microfonisti, tecnici audio e video. Una preparazione che vede lo staff di regia seguire fin dalle prime prove la messa in scena dello spettacolo, e un numero crescente di addetti lavorare nelle due settimane precedenti il debutto. 

Lo spettacolo, con la regia televisiva di Arnalda Canali, sarà trasmesso in diretta anche su Radio3, su Rai1 HD canale 501 e su RaiPlay, dove potrà essere visto per 15 giorni dopo la Prima.

Oltre tre ore di trasmissione, completa di sottotitoli, per portare il capolavoro di Verdi nelle case degli italiani, perché la grande musica è di tutti, come ha dimostrato il milione e mezzo di telespettatori del Boris Godunov del 7 dicembre 2022.

I PRESENTATORI TELEVISIVI
Oltre a trasmettere l’opera, con grande attenzione per la ripresa audio e video curata dal Centro di Produzione TV di Milano, come di consueto la Rai racconterà anche ciò che accade attorno allo spettacolo più atteso della Stagione. Su Rai1 Milly Carlucci e Bruno Vespa, con collegamenti di Serena Scorzoni dal foyer, condurranno la diretta televisiva incontrando, prima dell’inizio e durante l’intervallo, i protagonisti e gli ospiti presenti. Per Radio3 seguiranno la diretta Gaia Varon e Oreste Bossini. Saranno coinvolte anche le diverse testate giornalistiche della Rai con dirette, servizi e approfondimenti, con ospiti in studio e dal foyer della Scala.

[ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala]

ACCESSIBILITÀ DELLA DIRETTA TV
Anche quest’anno la trasmissione dell’opera sarà corredata dall’audiodescrizione in diretta, grazie alla quale anche le persone cieche e ipovedenti potranno avvalersi di tutte quelle informazioni visive non trasmesse verbalmente: costumi, aspetto e mimica dei personaggi, azioni non parlate, location, scenografia e luci. Tale accessibilità sarà estesa anche a tutto ciò che accadrà intorno allo spettacolo e verrà trasmesso in TV prima dell’inizio e durante l’intervallo. Il servizio è realizzato da Rai Pubblica Utilità – Accessibilità. L’audiodescrizione, attivabile dal televisore sul canale audio dedicato, è fruibile anche in streaming su RaiPlay.

VISIBILITÀ NEL MONDO
Sono numerosi i broadcaster di tutti i continenti che trasmetteranno l’evento in diretta da Milano grazie agli accordi sottoscritti con Rai Com: da ARTE per Austria, Belgio, Francia, Germania, Liechtenstein e Lussemburgo alla Svizzera RSI, dalla portoghese RTP alla ceca Česká Televize. Dall’Europa al Giappone, dove la NHK manderà in onda “Don Carlo” (in differita) in formato 4K HDR.

La Prima della Scala sarà fruibile in tutto il mondo sulla piattaforma Medici Tv e sarà proiettata in diretta anche nelle sale cinematografiche di Spagna, Svizzera, America Latina, Australia e Nuova Zelanda e in un network di quindici sale italiane.

[Prima diffusa 2022. Ph Stefano Lonati]

PRIMA DIFFUSA” PORTA ‘DON CARLO’ IN CITTÀ
PIU’ DI 35 PROIEZIONI IN CONTEMPORANEA CON IL TEATRO ALLA SCALA

Il Comune di Milano insieme a Edison porta in tutta la città, dal 1 al 7 dicembre, l’opera che inaugura la stagione 2023/2024 del Teatro alla Scala: Don Carlo di Giuseppe Verdi. “Prima Diffusa” accompagna anche quest’anno Milano nella settimana che precede la Prima della Scala, con una serie di guide all’ascolto, concerti, performance, mostre e rassegne, conferenze e incontri gratuiti, coinvolgendo teatri, istituzioni, luoghi della cultura, spazi cittadini e sedi non convenzionali. Cuore dell’iniziativa è, come sempre, il 7 dicembre: grazie a Prima Diffusa, la diretta dell’evento che va in scena al Teatro alla Scala sarà proiettata in oltre 35 luoghi di Milano

Un modello culturale consolidato che tuttavia continua a conquistare nuovo pubblico, nuovi spazi non tradizionali e nuovi quartieri cittadini con spettacoli, approfondimenti, concerti e letture, sottolinea l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi.

Saranno circa 10.000 i posti disponibili nelle oltre 35 sedi di proiezione, confermando Prima Diffusa un grande progetto di inclusione culturale sul territorio e nei luoghi dove la

cultura spesso fatica ad arrivare, come le case di accoglienza e le carceri. Confermato anche quest’anno il grande schermo all’Ottagono. Le proiezioni del 7 dicembre, con inizio alle 18.00 in contemporanea con il Teatro alla Scala, sono rese possibili dalla collaborazione con Teatro alla Scala e Rai, che cura le riprese e la diffusione in diretta su Rai 1 e via satellite.

Tra i tanti luoghi dove sarà possibile assistere alla Prima, il Teatro della Casa di Reclusione Milano Opera, il Teatro Puntozero Beccaria presso l’Istituto Penale per minorenni Cesare Beccaria e la Casa Circondariale San Vittore; ma anche la Casa dell’Accoglienza ‘Enzo  Jannacci’, la casa per minori non accompagnati Oklahoma, il Centro PIME, Medicinema presso l’Ospedale Niguarda e, ancora, l’Aeroporto di Malpensa, il MUDEC, WOW Spazio Fumetto, Mare Culturale Urbano, Autelier, il Collegio di Milano, lo Spazio alle Docce, Villa Scheibler. In alcune sedi le proiezioni saranno precedute alle 16.30 da una guida all’ascolto a cura dell’Accademia Teatro alla Scala.

LE MOSTRE E UN INCONTRO SPECIALE
Due mostre speciali da segnalare: dal 6 dicembre al 4 febbraio “Teatralità – Architetture per la meraviglia” a Palazzo Reale e, dal 2 al 7 dicembre, una mostra dedicata al Teatro alla Scala rappresentata nei fumetti, da Topolino al Corriere dei Piccoli, presso Wow Spazio Fumetto.

Un’occasione d’incontro e di riflessione sul “Racconto d’impresa tra cultura e sostenibilità sociale”, con la proiezione del documentario realizzato per la Prima Diffusa del 2021, è in programma il 6 dicembre presso la Sala degli Azionisti di Palazzo Edison. Intervengono l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi, Giampaolo Letta, presidente di Film Impresa, Fabio Sartorelli, musicologo e docente di Storia della Musica all’Accademia Teatro alla Scala, Lanfranco Li Cauli, direttore marketing e fund raising alla Fondazione Teatro alla Scala, Elena Guardone, responsabile sostenibilità Edison, Andrea Minetto, consulente e direttore progetti culturali.  Modera Mario Sesti, direttore artistico Film Impresa.

Tutte le proiezioni e le performance sono a ingresso libero, per alcune sedi è richiesta la prenotazione. Gli appuntamenti potrebbero subire variazioni di date e orario, consultare il sito web per gli aggiornamenti.
Programma su https://www.yesmilano.it/primadiffusa

LA SCALA E PINTEREST “PRIMA DELLA PRIMA”
La presenza sui social media è stata una costante della strategia di comunicazione del Teatro alla Scala negli ultimi anni. Notizie sulla programmazione, approfondimenti sui titoli in programma, immagini dalle prove e dal backstage e memorie della tradizione scaligera hanno portato i canali del Teatro a raggiungere i 441.500 follower su Facebook, 357.000 su Instagram e 307.000 su Twitter, mentre è aperto ormai da due anni il canale TikTok.

In occasione dell’anteprima Under30 e del 7 dicembre 2023 il Teatro ha avviato un nuovo progetto con Pinterest, la piattaforma dedicata alla condivisione di immagini.

“Unveiling inspiration” offrirà agli utenti Pinterest un’esperienza immersiva della Serata inaugurale del Teatro alla Scala. Attraverso una serie di video sulla piattaforma, Pinterest offrirà agli amanti dell’arte di tutto il mondo l’opportunità di dare uno sguardo dietro le quinte della realizzazione di uno dei momenti culturali più iconici dell’anno: la Prima.

Tutti i contenuti saranno pubblicati sul profilo Pinterest del Teatro alla Scala, in collaborazione con la Creator Valentina Raso e saranno mostrati nella Daily inspiration Tab della piattaforma in tutta Europa. Questa nuova serie con il Teatro alla Scala dimostra l’impegno costante di Pinterest nel portare contenuti straordinari agli oltre 480 milioni di utenti che ogni mese si rivolgono alla piattaforma per cercare ispirazione.

[ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala]

DON CARLO: IL LIBRETTO IN SINTESI
Atto primo Parte prima. Il chiostro del convento di San Giusto. Un frate prega innanzi alla tomba di Carlo V, mentre Don Carlo, infante di Spagna, ricorda il primo incontro con l’amata Elisabetta di Valois, sua promessa sposa, ma ora moglie del padre Filippo II e regina di Spagna. All’apparire di Rodrigo, marchese di Posa – che, di ritorno dalle Fiandre, annuncia la sollevazione di quella regione vessata dalla corona spagnola – Carlo ha un moto di gioia. Egli può confidare il proprio amore per Elisabetta all’amico che, pronto a soccorrerlo, gli ingiunge di dimenticare i propri affanni recandosi nelle Fiandre per placare le persecuzioni religiose. Al termine del colloquio Carlo e Rodrigo si giurano reciproca amicizia, mentre il re e la regina attraversano il chiostro per entrare nel convento.

Atto primo Parte seconda. Un sito ridente alle porte del chiostro di San Giusto. Le dame di corte attendono la regina, mentre la principessa d’Eboli intona una canzone, accompagnata dal paggio Tebaldo. Al suo arrivo, Elisabetta incontra il marchese di Posa, dalle cui mani riceve una lettera inviatale dalla madre e “nascostamente” un biglietto in cui Carlo la prega di affidarsi a Rodrigo. Questi la invita a incontrare il figlio e a perorarne la causa presso il re. Eboli, a sua volta, crede di riconoscere nell’agitato stato d’animo di Carlo “che ella segretamente ama” una prova d’amore nei suoi confronti. Introdotto al cospetto della regina, il giovane chiede a Elisabetta di intercedere presso il re affinché gli conceda di partire per le Fiandre. Ben presto, però, il dialogo si muta in una dichiarazione d’amore, interrotta da Elisabetta che ricorda a Carlo l’impossibilità di realizzare la loro unione. Il giovane si allontana disperato, mentre la regina “rimasta sola” implora l’aiuto divino. Sopraggiunge il re, che, trovata la consorte senza il seguito reale, bandisce la contessa d’Aremberg, rea di essersi allontanata dalla sovrana. La partenza della dama è salutata dalle dolci parole di Elisabetta. Filippo ingiunge al marchese di Posa di trattenersi con lui. Restati soli, Rodrigo narra al sovrano la triste condizione in cui versano le Fiandre e lo invita a concedere l’autonomia a quei territori. Il monarca non accoglie tale richiesta, ma – dopo avergli ricordato il terribile potere del Grande inquisitore – rivela al marchese le proprie pene: egli è conscio del sentimento che lega Carlo a Elisabetta e incarica Rodrigo di sorvegliare la giovane coppia. Il marchese accoglie con gioia la proposta del re che lo congeda, dopo averlo messo nuovamente in guardia contro il Grande inquisitore.

Atto secondo Parte prima. I giardini della regina a Madrid. Al ballo della regina, l’affaticata Elisabetta chiede a Eboli di prendere il suo posto, indossando il suo manto, i gioielli e la maschera. Eboli, travestita da regina, consegna a un paggio un biglietto galante per Carlo. Carlo, ingannato dal biglietto che lo invita a un appuntamento notturno, si prepara a un convegno amoroso con Elisabetta. Appare, invece – con il volto velato – la principessa d’Eboli, alla quale egli dichiara il proprio amore. Quando il giovane si accorge dell’equivoco, non riesce, tuttavia, a celare un moto di stupore. Eboli comprende, allora, il segreto rapporto che lega Carlo alla regina e “folle di gelosia” giura di vendicarsi. A nulla vale l’intervento di Rodrigo che cerca di giustificare l’amico e minaccia di morte Eboli per imporle il silenzio. Il marchese di Posa invita, quindi, Carlo a consegnargli i documenti provenienti dalle Fiandre, che tiene presso di sé.

Atto secondo Parte seconda. Una gran piazza innanzi Nostra Donna d’Atocha. Il popolo canta la propria gioia, mentre i frati conducono al rogo i condannati dal Santo Uffizio. Dopo l’ingresso della corte, un gruppo di fiamminghi” guidati da Carlo “si getta ai piedi del sovrano, invocando giustizia per la propria patria. Filippo rifiuta di ascoltarli e dà ordine di allontanare i ribelli. Carlo, allora, dopo avere vanamente richiesto al padre il permesso di recarsi nelle Fiandre, sguainando la spada si schiera al fianco del popolo fiammingo. Il sovrano risponde all’affronto ordinando di disarmare il figlio, che nessuno osa avvicinare. Solo l’intervento di Rodrigo evita lo scontro diretto: egli toglie la spada all’infante e la porge al re. Il corteo riprende il suo cammino per assistere al supplizio degli eretici, mentre una voce dal cielo invoca la pace eterna.

Atto terzo Parte prima. Il gabinetto del re a Madrid. Filippo medita sulle difficoltà della vita di un sovrano. Egli richiede una punizione per il figlio al Grande inquisitore che, a sua volta, propone la condanna di Rodrigo, colpevole della ribellione di Carlo. Ma il sovrano si oppone a tale risoluzione e “dopo un duro scontro” resta nuovamente solo. Giunge Elisabetta, che denuncia la scomparsa di uno scrigno – consegnato, a sua insaputa, dalla principessa d’Eboli al re – dove è custodito un ritratto di Carlo. Invano la regina proclama la propria onestà allo sposo che la accusa di adulterio. Sopraggiungono Eboli, lacerata dai rimorsi, e Rodrigo, che comprende di poter salvare Carlo solo sacrificando la propria vita. La principessa confessa le proprie colpe alla regina che le ordina di lasciare la corte. Eboli deplora gli effetti della sua bellezza e si ripromette di salvare Carlo dal pericolo che lo minaccia.

Atto terzo Parte seconda. La prigione di Don Carlo. Rodrigo annuncia a Carlo “rinchiuso dal padre in una prigione” che presto sarà libero: per scagionarlo da ogni colpa, egli si è fatto trovare in possesso dei documenti che l’infante gli aveva affidato. Un colpo d’archibugio colpisce alle spalle Rodrigo, il quale, morendo, annuncia a Carlo il prossimo incontro con Elisabetta nel convento di San Giusto e gli raccomanda la causa fiamminga. Filippo, giunto nel carcere per liberare il figlio, viene da questi accusato dell’uccisione di Rodrigo. Carlo afferma inoltre che Rodrigo si è sacrificato per lui. Anche Filippo piange la morte di Rodrigo, rimpiangendone la fiera nobiltà d’animo, mentre gli astanti sono indignati per gli orrori del regno di Spagna. Il popolo, inneggiando all’infante, irrompe nella prigione. Solo l’improvvisa apparizione del Grande inquisitore riesce a domare la rabbia del popolo, che si inginocchia dinnanzi al sovrano.

Atto quarto. l chiostro del convento di San Giusto. Elisabetta evoca le gioie della fanciullezza e il suo amore per Carlo. Nuovamente insieme, i due amanti si scambiano l’ultimo addio: l’infante lascerà la Spagna e si recherà nelle Fiandre dove combatterà per la libertà. Ma il congedo è interrotto dall’irrompere di Filippo, del Grande inquisitore e delle guardie del Santo Uffizio. Quando Carlo sta per essere tratto in arresto, appare Carlo V che “fra il terrore dei presenti” afferra il nipote e lo trascina con sé.

[ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala]

DON CARLOS / DON CARLO: GENESI DELL’OPERA
Decidendo di mettere in scena il poema drammatico Don Carlos, Infant von Spanien di Friedrich Schiller, Verdi tornava a un amore di lunga data: era infatti la quarta volta – dopo Giovanna d’Arco, I masnadieri e Luisa Miller – che si accostava a un lavoro del drammaturgo tedesco per metterlo in musica.

Nel dramma schilleriano, ambientato nella Spagna del XVI secolo, Verdi rintracciava una tesi di fondo di natura etica e ideologica, che condivideva profondamente e dalla quale si sentiva attratto: l’idea che l’assolutismo e la ragion di Stato, qui incarnati dal re di Spagna Filippo II, siano inconciliabili sia con le inclinazioni personali sia con l’aspirazione alla libertà dei popoli, di cui si fa portavoce Rodrigo, il marchese di Posa. Il contrasto politico, dal quale si sprigiona una grande forza drammatica, è dunque uno dei grandi temi di fondo dell’opera verdiana.

Altrettanto intrigante doveva essere, per il compositore, il motivo dell’amore tra la regina e l’infante, impossibile per ragioni politiche e causa della loro personale tragedia. Verdi, infine, doveva sentirsi attratto da un altro motivo ancora, quello della nobile e disinteressata amicizia tra Carlo e Rodrigo, che si vena di motivazioni patriottiche nel momento in cui il secondo conquista il primo alla causa del popolo fiammingo. Verdi si mantenne sostanzialmente fedele allo spirito del denso dramma di Schiller e ne trasse, dopo averlo meditato a lungo, una delle sue partiture più monumentali.

Don Carlos, il cui libretto fu steso in lingua francese da Joseph Méry e Camille du Locle, fu preparato per l’Opéra di Parigi, dove andò in scena l’11 marzo 1867. Del massimo teatro parigino Verdi aveva già avuto esperienza diretta: nel 1855, scrivendo e facendovi rappresentare Les vêpres siciliennes, si era familiarizzato con quel complesso sistema teatrale e con il grand opéra di ampie dimensioni. Verdi fece proprie certe caratteristiche di quel genere, prima fra tutte la propensione alla spettacolarità: dai suoi librettisti pretese, fra l’altro, la grandiosa scena di massa dell’autodafé, di cui non c’è traccia nel modello letterario schilleriano.

Ma non accettò supinamente tutte le leggi imposte da quella particolare forma di teatro musicale: per incatenare l’attenzione degli spettatori Verdi fece affidamento, più che sugli aspetti esteriori, sul dramma interiore dei personaggi che agiscono sulla scena. Così facendo, il musicista italiano seguiva la propensione personale a un diverso linguaggio drammatico, che non sempre si conciliava con la grandiosità spettacolare dell’Opéra: al pubblico parigino Verdi impose quei meccanismi drammatici, concisi e pregnanti, e quella concezione del teatro che già in patria ne avevano decretato il travolgente successo.

Dall’opera originale francese, in cinque atti, Verdi ricavò anni dopo una versione italiana dalla quale eliminò, oltre all’atto iniziale, i ballabili; con il titolo Don Carlo, la versione in quattro atti venne presentata alla Scala il 10 gennaio 1884 e rimase – lo è ancor oggi – la più frequentemente rappresentata.

L’opera verdiana fa agire sulla scena una vera galleria di anime inquiete. Al centro sta la figura di Filippo II, re di Spagna e padre di Don Carlo; il soliloquio introspettivo “Ella giammai m’amò”, sottolineato dalla dolente melodia dei violoncelli, traduce l’impotenza del potere reale davanti all’animo umano e restituisce magistralmente tutta la complessità psicologica del personaggio. L’evoluzione della figura di Elisabetta conduce quest’ultima dalla grazia sorridente delle sue iniziali inflessioni melodiche verso un canto spezzato e teso che esprime la sofferenza, l’oppressione dolorosa di un destino che la condanna a un matrimonio senza amore; il momento chiave del personaggio è “Tu che le vanità”, un monologo rassegnato ma sereno, dolcemente avviluppato negli arpeggi dei legni.

Don Carlo, l’innamorato spinto dalla forza della passione e delle sue giovanili illusioni, mostra la sua evoluzione soprattutto negli intensi duetti con Elisabetta, nei quali passa dalla pienezza del sentimento amoroso alla disperazione e poi alla rassegnazione dell’addio. Non meno complesse, né meno sfaccettate, sono le figure della principessa d’Eboli e del marchese di Posa. Sullo sfondo l’atmosfera, opprimente e un po’ morbosa, dell’Inquisizione, che nella sua severità contrasta singolarmente con la fragilità dei sentimenti umani.

Numerose le scene dal grande impatto drammatico. Nella terribile scena del Grande inquisitore, in cui l’inquietante vecchio pretende dal re il sacrificio del marchese di Posa alla ragion di Stato, si assiste alla contrapposizione tra due forti volontà, nel quale si incarna l’eterno scontro tra il potere temporale e l’ecclesiastico. Trascinante il canto delle voci congiunte ed esaltate di Carlo e Rodrigo, che nel loro duetto celebrano, a ritmo di marcia, l’amicizia fraterna. Teso e grandioso il finale dell’Atto secondo, con le voci della folla accorsa all’autodafé, la marcia funebre minacciosa e cupa, la voce mistica che dal cielo promette ai defunti la pace celeste, il colpo di scena dell’arrivo dei deputati fiamminghi, venuti a perorare la loro causa davanti al re. È una grande scena che concentra il conflitto drammatico e sintetizza lo scontro tra le forze negative e positive del dramma. La musica di Verdi, con somma abilità introspettiva, dà espressione a ogni sfumatura psicologica, a ogni variazione di carattere.

Anziché abbandonarsi al tradizionale florilegio melodico dell’opera italiana e incasellare la sua musica nei pezzi chiusi, Verdi impiega un linguaggio moderno, armonie cromatiche e instabili, effetti orchestrali ricchissimi e ricercati, e soprattutto forme fluide e flessibili. L’opera che scaturisce dalla sua fantasia creatrice non si lascia catalogare nelle anguste categorie di un genere, tanto meno in quelle del grand opéra. Forse meno unitaria di altre opere verdiane, in Don Carlo sono però ineguagliate la potenza dello scavo psicologico, la forza drammatica e l’efficacia rappresentativa.

Le versioni dell’opera vedi notizia Deartes Qui
Don Carlo alla Scala vedi notizia Deartes Qui

LOCANDINA
3 dicembre 2023 ore 18 ~ Anteprima Under30
7 dicembre 2023 ore 18 ~ Serata inaugurale Stagione 2023~2024
10 dicembre 2023 ~ ore 14.30 
13, 16, 19, 22, 30 dicembre 2023 e 2 gennaio 2024 ~ ore 19

Giuseppe Verdi
DON CARLO
Opera in quattro atti
Libretto di Joseph Méry e Camille du Locle
Traduzione italiana di Achille de Lauzières e Angelo Zanardini

Nuova produzione Teatro alla Scala

Direttore Riccardo Chailly
Regia Lluís Pasqual
Scene Daniel Bianco
Costumi Franca Squarciapino
Luci Pascal Mérat
Video Franc Aleu
Coreografia Nuria Castejón
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Maestro del Coro Alberto Malazzi

Personaggi e interpreti principali

Filippo II, Re di Spagna – Michele Pertusi
Don Carlo, Infante di Spagna – Francesco Meli
Rodrigo, Marchese di Posa – Luca Salsi
Il Grande Inquisitore – Ain Anger
Elisabetta di Valois – Anna Netrebko; Maria José Siri (30 dic., 2 gen.)
La Principessa d’Eboli – Elīna Garanča; Veronica Simeoni (30 dic., 2 gen.)
Un frate – Jongmin Park
Tebaldo, paggio di Elisabetta – Elisa Verzier
Il Conte di Lerma/ Un araldo reale – Jinxu Xiahou                   
Una voce dal cielo – Rosalia Cid
Deputati fiamminghi – Chao Liu*, Wonjun Jo*, Huanhong Li*, Giuseppe De Luca, Xhieldo Hyseni*, Neven Crnić
*Allievi dell’Accademia Teatro alla Scala

C.S.M.
Uffici stampa, 28 novembre 2023
Immagini: ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Teatro alla Scala
Via Filodrammatici, 2
20121 Milano

Biglietteria del Teatro alla Scala
Largo Ghiringhelli, 1 – 20121 Milano
Prezzi:
Prima – da 3.200 a 130 euro
Repliche – da 300 a 36 euro

Infotel 02 72 00 37 44
www.teatroallascala.org