Solitamente il catalogo accompagna la mostra. In questo caso, invece, ne porta avanti il testimone, prolunga la memoria e rende accessibile, a nuovi fruitori, una vicenda millenaria. Nel week-end in cui alla Biblioteca Capitolare di Verona si è chiusa l’esposizione degli antichi codici, è stato presentato il catalogo intitolato “Nell’anno del Signore 517. Verona al tempo di Ursicino. Crocevia di uomini culture scritture”, promosso dalla Biblioteca Capitolare e dal Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, facente parte del progetto “Dallo scriptorium carolingio alla biblioteca di Dante”, con il sostegno del Laboratorio di Studi Medievali e Danteschi, edito dalla Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto.
Una sezione del volume non poteva che essere riservata al Codice di Ursicino, il libro più antico dell’occidente latino che riporti una data, 1 agosto 517, e un autore certo, il chierico Ursicino. Gli altri saggi sono dedicati, tra gli altri, al Cresconio e all’Evangeliario purpureo, al Salterio bilingue greco-latino e alle Complexiones di Cassiodoro.
Gli onori di casa sono stati fatti da monsignor Bruno Fasani, Prefetto della Capitolare che, fino a poco tempo fa, era frequentata solo da studiosi. Ora, grazie a una serie di iniziative, svolte in collaborazione con Fondazione Discanto, è cresciuto l’interesse da parte del pubblico ed è aumentata la percezione di avere, accanto a noi, una cultura ancora in grado di insegnare molto. I codici sono la fucina, risalente a oltre quindici secoli fa, dove è stata forgiata la nostra identità profonda, ha detto Fasani, e ci permettono di accedere a un messaggio culturale straordinario.
Sono intervenuti alla presentazione i professori Massimiliano Bassetti e Marco Stoffella dell’Università di Verona, portando le proprie esperienze nei campi rispettivamente della Paleografia latina e della Storia medievale, e la redattrice del volume dottoressa Gaia Sofia Saiani. Tutti hanno condiviso le fatiche di quello che è ritenuto un servizio alla cultura. Bassetti, curatore del catalogo, ha definito questo un traguardo, il primo segnale tangibile del rinnovato rapporto tra la Capitolare e l’Università. Il contenuto della Biblioteca è un unicum, dal punto di vista dei materiali, della qualità, del loro significato intrinseco e d’insieme, della durata. I manoscritti sono viaggiatori del tempo, sono frammenti di storie che aspettavano di essere nuovamente narrate. Ecco perché il libro appena stampato segue la misura del racconto, serio e qualificato ma non dimentico della funzione divulgativa. I codici, ha tirato le somme Bassetti, racchiudono un’infinità di eventi, un avvicendamento di civiltà.
A conclusione, è intervenuto il prof. Filippo Briguglio, docente di Istituzioni di Diritto Romano all’Università di Bologna, che da anni studia il palinsesto delle Institutiones di Gaio, la sola opera della giurisprudenza classica romana giunta fino a noi dall’antichità nella sua totale interezza. Briguglio ha sottolineato l’importanza dell’approccio multidisciplinare che «è un piacere unico»: significa creare una lingua comune e avere il rispetto delle competenze. Un lavoro di gruppo «la cui parola d’ordine è eleganza».
Il professore ha anticipato la notizia di un progetto che dovrebbe vedere la luce nel 2019, riguardante la nascita di un’Accademia Internazionale di studi gaiani, dove affluiranno studiosi da ogni parte del mondo. Inoltre, nel prossimo autunno verrà presentata un’inedita versione del Codice romano per la prima volta tradotto in lingua cinese, a testimonianza dell’interesse che travalica i confini nazionali.

Resoconto Maria Luisa Abate

Biblioteca Capitolare di Verona 26 maggio 2018