A Palazzo Reale, in mostra oltre 100 opere: i più celebri capolavori del pittore fiammingo e poi dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti, volumi antichi, oggetti rari e preziosi.  

Jheronimus Bosch (1453 – 1516) è noto in tutto il mondo per il suo linguaggio fatto di visioni oniriche e mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche. Milano per la prima volta, sotto la direzione artistica di Palazzo Reale e Castello Sforzesco, rende omaggio al grande genio fiammingo e alla sua fortuna nell’Europa meridionale con un progetto espositivo inedito che presenta una tesi affascinante: Bosch, secondo i curatori, rappresenta l’emblema di un Rinascimento ‘alternativo’, lontano dal Rinascimento governato dal mito della classicità, ed è la prova dell’esistenza di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa.

La mostra, aperta al pubblico dal 9 novembre fino al 12 marzo 2023, è promossa dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco e realizzata da 24 ORE Cultura Gruppo 24 ORE. Tre sono i curatori: Bernard Aikema, già professore di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università di Verona, Fernando Checa Cremades, professore di Storia dell’Arte all’Università Complutense di Madrid e già direttore del Museo del Prado e Claudio Salsi, direttore Castello Sforzesco, Musei Archeologici e Musei Storici e docente di storia dell’incisione presso l’Università Cattolica di Milano.

[Jheronimus Bosch, San Giovanni Battista 1495 circa © Museo Lázaro Galdiano, Madrid]

LA MOSTRA
Il percorso espositivo presenta un centinaio di opere d’arte tra dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, inclusi una trentina di oggetti rari e preziosi provenienti da wunderkammern.

In questo ricchissimo corpus spiccano alcuni dei più celebri capolavori di Bosch e opere derivate da soggetti del Maestro, mai presentate insieme prima d’ora in un’unica mostra. Bosch è infatti autore di pochissime opere universalmente attribuitegli e conservate nei musei di tutto il mondo. Proprio perché così rari e preziosi, difficilmente i capolavori di questo artista lasciano i musei cui appartengono, e ancora più raramente si ha la possibilità di vederli riuniti in un’unica esposizione.

[Copia da Jheronimus Bosch, Scena con elefante XVI secolo. Firenze, Gallerie degli Uffizi © Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi]

Per la fragilità e la peculiarità dello stato di conservazione, alcune opere dovranno rientrare nelle loro sedi museali prima della chiusura della mostra. Si tratta delle due opere del Museo Lázaro Galdiano di Madrid – Meditazioni di san Giovanni Battista e La Visione di Tundalo – che possono essere viste dal pubblico fino al 12 febbraio, e delle due opere prestate dalle Gallerie degli Uffizi – l’arazzo Assalto a un elefante turrito e Scena con elefante –  che rimangono in mostra fino al 29 gennaio.

L’esposizione di Palazzo Reale mette in dialogo capolavori tradizionalmente attribuiti al Maestro con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che ha l’intento di spiegare al visitatore quanto l’‘altro’ Rinascimento – non solo italiano e non solo boschiano – negli anni coevi o immediatamente successivi influenzerà grandi artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi, El Greco e molti altri.

Attraverso un lavoro di ricerca durato cinque anni, la mobilitazione di una rete di cooperazione culturale internazionale senza precedenti tra governi, ambasciate, musei, istituti culturali e collezionisti, è nata una esposizione unica per la potenza del racconto di un’intera epoca artistica e per l’importanza e la varietà dei confronti presenti in mostra.

[Jheronimus Bosch, Trittico delle Tentazioni di sant’Antonio, 1500 circa. Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga © DGPC/Luísa Oliveira]

Grazie alla collaborazione tra istituzioni italiane, in particolare dell’Ambasciata d’Italia in Portogallo, ma anche dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona con il Museu Nacional de Arte Antiga, a Milano è possibile ammirare il monumentale Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio, opera che ha lasciato il Portogallo solo un paio di volte nel corso del Novecento e giunge ora in Italia per la prima volta.


[Jheronimus Bosch, Giudizio finale, 1500 circa Musea Brugge, Bruges © Lukas – Art in Flanders
VZW/Bridgeman Images]

Altro importante prestito è l’opera monumentale proveniente dal Groeningemuseum di Bruges, il Trittico del Giudizio Finale, che originariamente faceva parte della collezione del cardinale veneziano Marino Grimani.

Fondamentali per il progetto espositivo il prestito del Museo del Prado dell’opera di Bosch, Le tentazioni di Sant’Antonio, e i capolavori del Museo Lázaro Galdiano, che ha concesso la preziosa tavola del Maestro San Giovanni Battista.

E ancora, sempre di Bosch, il Trittico degli Eremiti delle Gallerie dell’Academia di Venezia, proveniente dalla collezione del cardinale Domenico Grimani, collezionista fra i più importanti del suo tempo e tra i pochissimi proprietari delle opere di Bosch in Italia.

[Manifattura di Bruxelles, Il giardino delle delizie, 1550-1570 circa Arazzo. Madrid, Patrimonio Nacional, Palacio Real © Patrimonio Nacional, Madrid]

LA TESI DELLA MOSTRA
Per quanto appaia strano, la fama di Bosch non iniziò nelle Fiandre, dove l’artista era nato, ma in Europa meridionale. Il ‘fenomeno Bosch’ ebbe infatti origine nel mondo mediterraneo, precisamente nella Spagna e nell’Italia del Cinquecento. A quel tempo però in Italia dominava il classicismo rinascimentale. Ma sarà proprio qui che il linguaggio fantastico e onirico di Bosch e dei suoi seguaci, protagonisti di un ‘altro Rinascimento’, troveranno il terreno più fertile e maturo per crescere e diventare modello figurativo e culturale per quel tempo e per molte delle generazioni di artisti successive, anche a distanza di secoli.

In particolare, viene proposto il raffronto tra i quattro arazzi boschiani dell’Escorial – mai esposti prima d’ora insieme fuori sede –  e un cartone per il quinto arazzo andato perduto e riconosciuto nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi.

[Jheronimus Bosch, Trittico dei Santi Eremiti 1495-1505 circa © Gallerie dell’Accademia di Venezia / su concessione del Ministero della Cultura]

Il percorso illustra lo strepitoso successo del linguaggio artistico di Jheronimus Bosch nell’Europa meridionale e addirittura oltre oceano, nel periodo compreso tra il Cinquecento e gli inizi del Seicento, con particolare riferimento alle tendenze del collezionismo dell’epoca, soprattutto in Italia e in Spagna. Così a Venezia l’unicità espressiva di Bosch venne prontamente colta da uno dei maggiori collezionisti del tempo, il letterato e cardinale Domenico Grimani. È grazie al suo gusto lungimirante e alla collezione Grimani, custodita nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, se oggi in Italia possiamo vantare ben tre opere di Bosch, tra le quali il Trittico degli Eremiti, ora esposto nelle sale di Palazzo Reale.

Lo stesso si può dire della Spagna, dove, dal XVI secolo fino ad oggi, si trova la gran parte delle opere principali di Bosch, fra il Museo del Prado e il Monastero dell’Escorial.

[Pieter Van der Heyden (da disegno di Pieter Bruegel il Vecchio) Discesa di Cristo al Limbo 1561 circa. Milano, Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” © Comune di Milano]

La ‘moda’ delle immagini ‘alla Bosch’, affermatasi in Spagna e in Italia e successivamente nel resto d’Europa, si rifletteva in una serie di spettacolari opere d’arte realizzate in molteplici tecniche e di varie provenienze, tra cui si distingue lo strepitoso ciclo dei quattro arazzi dell’Escorial e l’arazzo con l’elefante del pittore francese Antoine Caron. Tutte queste opere attestano la diffusione mediterranea di motivi visionari e onirici, ispirati all’immaginario dell’artista fiammingo. Queste creazioni, a loro volta, stimolarono un nutrito numero di pittori e incisori di spicco. In particolare le stampe che diffondevano il linguaggio boschiano, tra cui emerge l’opera di Pieter Bruegel il Vecchio (il più importante seguace di Bosch) presente in mostra con una decina di incisioni derivate da sue composizioni.

Le incisioni contribuirono in maniera decisiva alla diffusione del gusto per le immagini di incendi notturni, scene di stregoneria, visioni oniriche e magiche. Lo confermano opere come lo Stregozzo di Marcantonio Raimondi o Agostino Veneziano, il Mostro marino di Albrecht Dürer e il capolavoro letterario – editoriale di Aldo Manuzio, la Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna e anche l’Allegoria della vita umana di Giorgio Ghisi.

[Bottega di Jheronimus Bosch, La visione di Tundalo 1490-1525 circa © Museo Lázaro Galdiano, Madrid]

La proliferazione di oggetti rari, bizzarri e preziosi che caratterizza la moda delle collezioni eclettiche tipiche del gusto internazionale cinquecentesco viene evocata nell’ultima sala, allestita come una originale Wunderkammer, grazie alla collaborazione del Museo di Storia Naturale di Milano e delle Raccolte del Castello Sforzesco. Una trentina di oggetti da ‘camera delle meraviglie’ riporta a un confronto immediato e diretto con uno dei capolavori più impegnativi di Bosch: Il giardino delle delizie, presente in mostra nella doppia versione di un dipinto coevo e di un arazzo.

Particolarmente famose erano le Wunderkammern degli ultimi sovrani Asburgo e in particolare di Rodolfo II d’Asburgo, il cui ritratto, il famoso Vertumno dipinto dall’artista milanese Arcimboldo (un eccezionale prestito del Castello di Skokloster, Svezia), è presente in mostra.

[Bottega di Jheronimus Bosch, Il giardino delle delizie 1500 circa Collezione privata]

E ANCORA…
Alla fine del percorso un’opera audiovisiva di Karmachina, “Tríptiko. A vision inspired by Hieronymus Bosch”, con musiche di Fernweh, mette in scena un viaggio attraverso il mondo onirico del pittore fiammingo. I dipinti sono rielaborati attraverso tecniche di animazione digitale, e partecipano così alla costruzione di un racconto immersivo, suggestivo e ammaliante.

Durante i weekend, alcuni mediatori culturali accompagnano il pubblico in una lettura approfondita e tematica delle opere esposte. Per l’occasione 24 ORE Cultura ha pubblicato tre libri dedicati al maestro, tra cui il catalogo, disponibili all’interno del bookshop della mostra, nelle librerie e online.

[Jheronimus Bosch, Le tentazioni di sant’Antonio 1500-1525 circa. Madrid, Museo Nacional del Prado © Foto MNP/Foto Scala, Firenze]

LA COLLABORAZIONE TRA MUSEI
Oltre al Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona, al Groeningemuseum di Bruges, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, alle Civiche Raccolte del Castello Sforzesco di Milano all’Escorial di Madrid, al Museo Lázaro Galdiano di Madrid, al Museo Nacional del Prado di Madrid, alle Gallerie degli Uffizi di Firenze, numerosi sono gli altri enti prestatori che hanno permesso la realizzazione della mostra:

Museo di Storia Naturale, Milano; Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia; Biblioteca Marucelliana, Firenze; Musei di Strada Nuova, Genova; Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Milano; Galleria Borghese, Roma; Galleria Doria Pamphilj, Roma; Istituto Centrale per la Grafica, Roma; Musei Vaticani; Museo Nacional de Escultura, Valladolid; Rijksmuseum, Amsterdam; Bibliothèque Royale de Belgique, Bruxelles; Narodni Muzeum, Praga; Art Gallery of Ontario, Toronto; National Historical Museums/Skokloster Castle collections, Svezia; Musei Civici, Pavia; MUVE Fondazione Musei Civici, Venezia; Musée des Beaux-Arts, Strasburgo; Museo Poldi Pezzoli, Milano; Fondazione Brescia Musei; non ultime, importanti collezioni private.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 8 novembre 2022
Immagine di copertina: Jheronimus Bosch
Particolare da Trittico delle Tentazioni di sant’Antonio, 1500 circa
Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga © DGPC/Luísa Oliveira

BOSCH E UN ALTRO RINASCIMENTO 
9 novembre 2022 – 12 marzo 2023

Palazzo Reale
Piazza del Duomo 12, Milano
ticket24ore.it
+39 02 54912
www.palazzorealemilano.it  | www.mostrabosch.it

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