Un secondo Rinascimento che tramuti Vicenza in una città città-museo. Il progetto culturale, su base triennale, riguarda il rilancio come luogo espositivo della Basilica Palladiana, monumento nazionale e simbolo identitario della città. Presentata durante un’affollata conferenza stampa nella Sala degli Stucchi di palazzo Trissino, sede del Comune di Vicenza, l’iniziativa è stata definita una sfida dal Sindaco Francesco Rucco, un rischio d’impresa basato sulle eccellenze culturali esistenti da secoli. Innanzitutto l’Accademia Olimpica, nata nel 1555, che al progetto fornisce contributi di metodo e di merito, ha spiegato il Presidente Gaetano Thiene plaudendo al nuovo fermento culturale. Consistente nella riscoperta delle arti e degli artisti del luogo nel corso di mostre non apolidi, che coinvolgano le istituzioni, che pongano quanto si abbia di meglio al servizio della città e mirino all’educazione dei giovani perché crescano fieri di essere vicentini.

Già negli anni quaranta del Cinquecento, quando per il nuovo assetto dell’edificio si fronteggiarono due fazioni e prevalse quella a favore della riprogettazione di Andrea Palladio, si creò un’alleanza tra economia e cultura, ha ricordato Guido Beltramini direttore del Centro Internazionale di Studi di Architettura “Palladio”. La Basilica non va considerata alla stregua di un contenitore ma è la casa dei vicentini e ora ambisce con orgoglio a diventare teatro del mondo con le sue mostre. Queste ultime, ha continuato Beltramini, non costituiscono un valore aggiunto ma devono depositare nella città un sapere e una conoscenza che rimangano, senza provincialismi. E senza allestimenti aggressivi per non cancellare la bellezza del grande spazio architettonico della Basilica, di cui i vicentini non sono padroni ma alleati.

La prima mostra, “Anni Venti. Una donna moderna. Lo sguardo di Ubaldo Oppi”, è prevista dal 6 dicembre 2019 al 13 aprile 2020, in collaborazione con Accademia Olimpica. Ubaldo Oppi (Bologna 1889 – Vicenza 1942) fu un alpino, quattro volte ferito in guerra sul Pasubio e sulla Bainsizza, prigioniero a Mauthausen. Artisticamente si formò a Vienna Parigi e Venezia; fu una figura di spicco della pittura nella prima metà del Novecento, conteso dai curatori più importanti in Europa e negli States. Protagoniste della mostra, tra le altre, sono Amelia Earhart, la prima donna pilota che attraversò in volo l’Atlantico; la scrittrice Virginia Woolf; Coco Chanel e i nuovi canoni da lei dettati alla moda; Josephine Baker che conquistò Parigi con i suoi balli esotici. Un periodo affascinante per le consonanze con il mondo, dalla pittura d’oltralpe al folk all’espressionismo, ha spiegato la curatrice Stefania Portinari. La donna era precedentemente raffigurata in una sorta di primavera dell’arte. Dopo la fine della prima guerra mondiale, periodo in cui identificava l’attesa di un affetto familiare, il gentil sesso conquistò la propria autonomia e un ruolo attivo nella società. Le donne marcarono la corrente del Realismo magico, di cui Oppi fu uno dei maggiori esponenti e le sue opere immergono in un mondo di sogno che coinvolge anche il passato. Casorati, Sironi, Donghi, Cagnaccio di San Pietro, oltre a Oppi, vedono le donne a volte seducenti e amate, a volte mogli e sorelle, in altri casi rivocatrici di figure del mito come muse e amazzoni.

La mostra dal titolo provvisorio “Rinascimento privato. Vita, amori, capolavori degli artisti nel Veneto del ’500”, programmata dal 5 dicembre 2020 al 5 aprile 2021, è stata illustrata da Davide Gasparotto, co-curatore assieme a Guido Beltramini e Xavier Salomon. L’esposizione, dai contorni unici, è una sfida intellettuale sul modo di raccontare il passato rendendolo accessibile al grande pubblico senza banalizzarlo. Attraverso opere e oggetti di vario tipo, con Palladio a fare da collante, si racconta il lavoro dei grandi artisti del Rinascimento veneto e i loro rapporti con critici e committenti, si descrivono le botteghe e si ripercorrono il processo creativo e il contesto nel quale si sviluppò.

Infine Christian Greco, intervenuto alla presentazione tramite un videomessaggio, è il curatore di “Tebe nel nuovo Regno” attesa dal 11 dicembre 2021 al 18 aprile 2022, che sposta il Nilo al centro del Rinascimento e pone l’antico Egitto a contatto con la vicentinità. I preziosi reperti esposti si basano sui recenti esiti delle ricerche effettuate al Museo Egizio di Torino – per importanza la seconda collezione al mondo dopo quella de Il Cairo – inerenti la cultura, la società, le credenze soprannaturali di un popolo antico che invita a capire chi siamo noi oggi.

Il comitato scientifico del progetto è composto da nomi d’eccellenza a livello internazionale. Oltre a Guido Beltramini ne fanno parte Francesca Borgo, veronese ora all’università di Edimburgo, esperta di pittura rinascimentale; Stefania Portinari, vicentina che insegna a Cà Foscari a Venezia, specialista di arte italiana del Novecento; Ana Debenedetti, parigina responsabile delle collezioni del Victoria and Albert Museum di Londra ed esperta di pittura rinascimentale; Christian Greco, vicentino direttore del museo egizio di Torino; Luca Massimo Barbero, torinese alla Fondazione Cini di Venezia; Davide Gasparotto, bassanese già Metropolitan di New York e ora responsabile dei dipinti al Getty Museum a Los Angeles; Xavier Salomon, anch’egli già al Metropolitan e attualmente responsabile della Frick Collection a New York; Howard Burns, studioso di arte rinascimentale alla Scuola Normale Superiore di Pisa, pioniere nell’uso delle nuove tecnologie applicate al campo dell’arte. 

Specificano dapprima Rucco poi Beltramini che il consuntivo chiude con 1 milione e 900 mila euro di avanzo di bilancio. In cultura saranno investite alcune centinaia di migliaia di euro, in forma di anticipazione di cassa che rientrerà con gli introiti di biglietti, bookshop e merchandising, settori affidati alle istituzioni coinvolte con la gestione complessiva assicurata dal Teatro Olimpico, presieduto da Roberto Ditri. Il ricavato andrà a Vicenza città per essere reinvestito nelle attività future. La messa a punto della Basilica Palladiana – ora aperta tutto l’anno, dai sotterranei con il percorso archeologico alla terrazza panoramica – in accordo con la Soprintendenza, richiede 200-250 mila euro per dotarsi di un allestimento riutilizzabile più volte e per interventi sull’illuminazione. La prima mostra costerà circa 800 mila euro, le successive pressappoco il doppio, mentre 780 mila euro è l’introito previsto su 70 mila visitatori stimati, più le visite guidate per gruppi al costo di 120 euro l’una. Inoltre sarà creato un editore della Basilica in modo che i cataloghi abbiano una redditività completa. Si sta infine identificando un filo rosso che colleghi gli edifici di Palladio che rendono splendido e unico il centro storico di Vicenza, per far sì che la permanenza turistica si allunghi oltre la mezza giornata.

Resoconto Maria Luisa Abate

Vicenza 21 marzo 2019
Contributi fotografici MiLùMediA for DeArtes. Immagini delle opere:  ©Museo Egizio Torino; Accademia Olimpica


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