Contribuiamo alla crescita del Paese. Creiamo valore ogni giorno. Produciamo ricchezza per tutti. Sono solo alcuni dei tanti slogan da capitalismo contemporaneo. Eppure, negli ultimi settant’anni l’economia finanziaria, pur drenando risorse tangibili dal basso, ha reinvestito tutto per sé stessa, tra speculazioni e dividendo, senza restituire nulla o quasi all’economia reale. Un atteggiamento parassitario che ha portato al costante stato di crisi odierna. Così riassume la storia degli ultimi decenni la nota economista e professoressa Mariana Mazzucato, intervenuta al Festival della Letteratura di Mantova 2019. Come ci siamo arrivati? Secondo Mazzucato, tutto parte da un unico grande errore di fondo: la fine del dibattito su cosa sia il valore e su chi lo produca davvero.
Se ne discuteva nell’antichità, nel trecento, durante la rivoluzione industriale. A un certo punto, tuttavia, si è smesso di parlarne, abbiamo dato il modello attuale per assodato e iniziato a concentrarci solo sul prezzo. Il prezzo stesso ha iniziato a determinare il valore di ogni cosa (non viceversa), portandoci in un vero e proprio cortocircuito. “Oggi scambiamo chi raccoglie i profitti con chi effettivamente crea valore, chi guadagna con chi produce”. Nel suo ultimo libro “Il valore di tutto” (Laterza, 2019), Mazzucato riaccende un dibattito indispensabile per poter traghettare interi sistemi socio-economici verso un capitalismo più sostenibile e interdipendente, capace di restituire anziché depredare, creare anziché distruggere. Un capitalismo che non è utopia ma realtà possibile. E per riuscirci servono anche, forse soprattutto, umanisti, scrittori, pensatori.


ChB for DeArtes
Contributi fotografici: FB for DeArtes