Due nuove uscite discografiche omaggiano due grandi compositori che hanno segnato la storia del Novecento e contemporanea: Sofia Gubaidulina e Mario Castelnuovo-Tedesco. Deutsche Grammophon celebra i 90 anni di Sofia Gubaidulina, una delle maggiori compositrici di oggi, con Andris Nelsons e la Gewandhaus Orchestra, con la quale condivide un rapporto speciale. Si tratta della prima registrazione mondiale di tre opere orchestrali profonde e spirituali, tra cui il Concerto per violino Dialog: Ich und Du, dedicato al solista Vadim Repin.  Le altre due composizioni comprese nel CD, anche in formato digitale, disponibile dal 22 ottobre 2021, si intitolano The Wrath of GodeThe Light of the End.«Spero che questo ritratto musicale trasmetta la forza emotiva della sua musica a un pubblico più ampio», sono le parole del direttore d’orchestra lettone Andris Nelsons.

Sofija Asgatovna Gubajdulina è nata nel 1931 in una cittadina del Tatarstan, che all’epoca faceva parte dell’Unione Sovietica. Durante il periodo degli studi a Mosca fu bollata come “irresponsabile” per la sua vocazione ad indagare la musica alternativa, ma fu incoraggiata a proseguire da Dmitrij Šostakovič. Iniziò a esprimere il suo modernismo in musiche composte per documentari. Nel 1979 finì nella black list per aver preso parte ad alcuni festival disapprovati dal regime. Nel 1980 iniziò la sua ascesa ai vertici della notorietà all’estero, dapprima come violinista di Gidon Kremer e subito dopo come compositrice, musicando un testo a carattere spirituale di Eliot e poi trasponendo in musica uno dei 4 Vangeli, su commissione dell’Internationale Bachakademie Stuttgart. 

Lo stile di Gubaidulina si basa sulla insolita combinazione di strumenti e sulla forte componente simbolica, che emerge in molte delle sue creazioni. All’inizio degli anni 80 Gubaidulina sperimentò, come struttura portante delle proprie composizioni, l’uso della combinazione di Fibonacci, la Sezione Aurea, come mezzo per dare organicità al ritmo, inteso come elemento chiave della naturalità del mondo. Insignita di numerosi e prestigiosi premi in Italia e nel mondo, nel 2013 ha ricevuto il Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia.

MARIO CASTELNUOVO-TEDESCO
GUITAR CHAMBER WORKS COMPLETE EDITION
GIAMPAOLO BANDINI
Grazie alle numerose opere commissionate da Andrés Segovia, Mario Castelnuovo-Tedesco ha contribuito a espandere il repertorio per chitarra condividendo la necessità di dotare lo strumento di un repertorio che potesse reggere la scena del concertismo internazionale. Oltre al Concerto op. 99 e alle Sonate scrisse una serie di brani da camera, che ora Giampaolo Bandini, uno dei maggiori chitarristi della scena internazionale, ha raccolto integralmente in questa bellissima registrazione, che vede la collaborazione di formidabili musicisti quali il Quartetto Adorno, Francesco Di Rosa, Stefano Cerrato, Andrea Oliva, Augusto Mianiti e Alberto Miodini. Disponibile in CD e digitale dal 15 ottobre, per la Decca.

Di grande interesse le note di copertina redatte dallo stesso Bandini che delineano il percorso stilistico del compositore toscano, qui di seguito riassunte:
La vita di Mario Castelnuovo-Tedesco (Firenze, 1895- Beverly Hills, 1968) compositore, pianista e critico musicale, può essere divisa in due parti, a iniziare dagli anni di studio e l’emergere del precoce talento, prima con precettori privati come Gino Modona, poi in Conservatorio quale allievo di Ildebrando Pizzetti. Negli anni Venti fu uno dei musicisti italiani più eseguiti all’estero, grazie al suo grande estimatore Alfredo Casella. Toccò il vertice della carriera negli anni 1935-36, con la commissione delle musiche di scena per il Savonarola, op. 81 di Rino Alessi, e de I giganti della montagna, op. 95, di Luigi Pirandello, con cui lavorò a stretto contatto.

Di famiglia ebraica, con l’avvento delle Leggi razziali in Italia, espatriò nel 1939 negli Stati Uniti. Trovò impiego presso l’industria cinematografica, come compositore di musica per film e poi come apprezzato didatta, sfornando il fior fiore dei compositori di Hollywood: Jerry Goldshmidt, Hermann Stein, Nelson Riddle, John Williams, Henry Mancini.

Quando Castelnuovo-Tedesco cominciò a operare, Puccini produceva le sue ultime opere e l’Italia era carente di musica strumentale. A innovare la scena vennero, fra gli altri, Casella, Gian Francesco Malipiero, Pizzetti e Ottorino Respighi, mentre Castelnuovo-Tedesco fu tacciato di aver tradito le speranze in lui riposte.

Nel periodo di massimo splendore ebbe commissioni dai più grandi interpreti e direttori d’orchestra: tra gli altri, il violinista Heitfetz, il pianista Gieseking, il violoncellista Piatigorsky, i direttori Koussevitzky, Toscanini, Barbirolli. Ma è con il chitarrista Andrés Segovia, per il quale compose varie opere, che instaurò un legame speciale. Il sodalizio artistico tra i due contribuì alla creazione di una importante porzione del repertorio chitarristico del ‘900, fino ad allora carente, esplorando al contempo le capacità dello strumento.

Il compositore fiorentino fu tacciato dalla critica di aver tradito le speranze in lui riposte di innovare la musica italiana. In realtà, «Castelnuovo-Tedesco, sulla cui onestà intellettuale nessuno può avere a dubitare, fu sempre coerente con se stesso: la sua concezione della composizione musicale ruota intorno a un ‘paratesto’, esplicito o mascherato che sia, che a volte può configurarsi come un semplice problema tecnico-musicale, ma può sempre essere riportato a una base filosofica, a una idea extramusicale …‘Musica’ per Castelnuovo-Tedesco ha significato sempre espressione, nella convinzione che tutto possa essere espresso con la musica: un paesaggio, un concetto, un’impressione, traducendo ogni cosa in ciò che ha definito ‘simboli’, connotati da significato testuale … Il registro elettivo di Castelnuovo-Tedesco resta l’elegiaco, ragione questa che, mutati i tempi, sta portando oggi a una riscoperta e rivalutazione della sua opera».

M.C.S.
Fonte: Universal Musica 11 ottobre 2021