Il leone rampante di Francesco Vezzoli installato permanentemente. Monitoraggio del soffitto del Salone dei Cinquecento.

LA PIETÀ DI FRANCESCO VEZZOLI
La Pietà (2021) di Francesco Vezzoli entra a far parte della collezione permanente del Comune di Firenze. L’imponente scultura raffigurante un monumentale leone rampante novecentesco installato su un basamento antico, intento a stritolare tra le fauci una testa romana del II secolo d.C, è stata collocata all’interno del terzo cortile, detto cortile nuovo, già previsto dal Vasari ed eseguito da Bartolomeo Ammannati e Bernardo Buontalenti a conclusione dell’ampliamento verso via dei Gondi e via dei Leoni, ora cortile dell’anagrafe.

L’opera, già presentata in occasione della mostra Francesco Vezzoli in Florence nel 2021-22,rappresenta un pastiche tra diverse epoche artistiche che è diventato la cifra di molte opere recenti dell’artista, e intende mettere in dialogo arte contemporanea e patrimonio storico artistico della città. L’inaugurazione si è svolta il 26 luglio 2023, alla presenza del sindaco Dario Nardella, della vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini, e dell’artista.

I LEONI A FIRENZE
Il leone, a Firenze, è da sempre il Marzocco, assurto fin dai tempi della repubblica fiorentina instaurata nel 1115 ad elemento totemico in difesa della libertà comunale. Celebre è il Marzocco realizzato in pietra da Donatello la cui copia si staglia sull’arengario, mentre l’originale è conservato al Museo Nazionale del Bargello.

Due leoni, come vigili sentinelle, si trovano a segnare la scalinata di accesso alla Loggia dei Lanzi: uno antico e l’altro una invenzione moderna. Altre sagome di leone decorano in alto la porta di accesso al Cortile di Michelozzo, mentre un leone dorato svetta assieme alla banderuola sulla vetta della Torre di Arnolfo e altri si impressionano nel cortile della Dogana all’interno della Signoria e nella sala dei Gigli, dove il leone è elemento decorativo. Sappiamo poi dalle fonti che nel secondo cortile di Palazzo Vecchio si manteneva un serraglio di leoni, ben 24 feroci animali arrivati da lontano.

[Ufficio Stampa Comune di Firenze. Inaugurazione della statua di Francesco Vezzoli nel cortile dell’Anagrafe in Palazzo Vecchio. Presenti il sindaco di Firenze Dario Nardella, l’assessore del Comune di Firenze Alessia Bettini e l’artista. CGE Fotogiornalismo Firenze, 24 07 2023]

IL LEONE DI VEZZOLI
Se il Marzocco come vuole la tradizione protegge tra le zampe il Giglio, simbolo della libertà fiorentina, il Leone di Vezzoli, stritola tra le fauci aperte una testa in marmo d’epoca romana, un frammento di civiltà perduta e una figura togata acefala. La belva sembra aver staccato la testa del togato romano dal resto del corpo – qui per estensione quello dell’arte classica – che è scivolata a terra, sul piano del basamento. Dell’intero non resta che una parte, un frammento, come quelle statue distrutte dalla furia degli uomini o dal tempo.

La bella testa marmorea di epoca romana, di spirito antiquariato – come quelle che tanto amavano collezionare i principi e i porporati nelle case e nei palazzi da Roma a Firenze, da Mantova a Milano in epoca rinascimentale – contrasta con la fattura un po’ prosaica e ‘rozza’ del leone, che s’impenna con fare minaccioso nel centro della piazza. Quell’essere fiero qui si rivolta contro la civiltà passata, la storia delle immagini e dei monumenti classici, e superbamente ruggisce a dimostrare la sua potenza, una sovranità tanto fiera quanto irrazionale.

FRANCESCO VEZZOLI
Vezzoli negli ultimi anni si è cimentato con la scultura, giustapponendo parole antiche e moderne, accoppiando reperti classici di figure togate frammentate, e sovente acefale, a lemmi moderni, come le teste manichino ‘rubate ‘a De Chirico, restituendoci a questo modo nuove muse inquietanti. Nell’operazione odierna, Vezzoli riserva, a se stesso e all’artista contemporaneo, il compito di ricomporre i frammenti e esergo di una civiltà in ‘disgrazia’, di un’unità perduta. E a questo modo si permette di ricordarci che l’arte è sempre cosa mentale, e che il ready made è ormai cosa superata e che di questi sublimi assemblage, tra antico e moderno, se ne hanno testimonianze importanti nei tempi antichi.

Si veda ad esempio il Ganimede di Benevenuto Cellini realizzato assemblando parti di una antica scultura a elementi moderni, realizzati dallo stesso Cellini.

Ma Vezzoli riesce a fare un passo ulteriore rispetto a quella tradizione rinascimentale. Un passo ancora più sofisticato e provocatorio, in senso creativo e poetico. Piuttosto sulla scia di De Chirico e Savino, inventori di metamorfosi e collage misteriosi ed evocativi, che su quella dei restauratori rinascimentali. Perché nel suo caso il fine non è l’integrazione per una ristabilita leggibilità della frase figurativa originaria, rispondendo alle esigenze di armonia formale e concettuale, risultante dalla perfetta ricostruzione dell’intero a partire dal frammento come nel caso citato del Ganimede.

Vezzoli combina i lemmi figurativi in modo da ottenere un ibrido che spiazza e sconcerta, appunto un collage linguistico che vive in un mondo diverso da quello della tradizione pur rigenerandone le forme. Un mondo surreale e metafisico ad un tempo, che nasce dalla giustapposizione di archeologia e fantasia, di memoria e invenzione, che sottende in questa occasione e in questo luogo una volontà di critica all’attacco che la cultura artistica occidentale e classica in particolare sta subendo da parte di movimenti ideologici al limite del fanatismo. L’opera, il Leone, questa volta difende da una minaccia culturale, da una minacciosa e aggressiva onda ideologica, che sta mettendo a soqquadro la storia delle immagini e dei contesti originali. Perché la libertà si fonda e tramette anche sul potere misterioso, poetico e trascendentale delle immagini.

LE PAROLE DELLE AUTORITÀ
«… Palazzo Vecchio è un simbolo per Firenze e luogo vivo e pulsante di lavoro, di civismo, di politica, incarnazione dell’identità della nostra città. Grazie a Francesco Vezzoli per questo dono che rimarrà con noi per sempre ad arricchire questo cortile, con una prospettiva straordinaria dal cortile del Verrocchio che, in un arco temporale di secoli, mette a confronto senza pregiudizi epoche e stili diversi» ha detto il sindaco Dario Nardella.

«… Questo cortile è sempre stato un luogo di passaggio – ha aggiunto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini – con questa opera monumentale acquista una sua identità ancora più marcata. Molti sono gli animali araldici che caratterizzano le città, il nostro Marzocco ci ricorda che il leone è simbolo del popolo fiorentino. Così la ‘Pietà’, che già avevamo potuto ammirare in piazza Signoria, adesso da qui ci ricorda la nostra storia e ci rimanda a forti suggestioni. Grazie a Vezzoli, che ha donato quest’opera, grazie a tutti gli uffici e a tutti coloro che hanno reso possibile questa installazione”.

Ha spiegato Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento: «Nel settembre 2021, Francesco Vezzoli, artista di fama mondiale, ha realizzato un’opera site specific per piazza Signoria, evocando la figura di un minaccioso leone, ispirandosi a una serie di elementi iconografici e non solo, che hanno caratterizzato la storia di Firenze. Un leone alzato sulle proprie zampe e in atteggiamento aggressivo installato su un basamento antico. Si tratta di una scultura di fattura moderna dal carattere rustico e alquanto impressionante nella sua posa…».

[Ufficio Stampa Comune di Firenze]

MONITORAGGIO DEL SOFFITTO DEL SALONE DEI CINQUECENTO
Restauratori a tu per tu con gli affreschi vasariani, a 20 metri di altezza. È iniziato un ampio intervento di monitoraggio di soffitto ed elementi architettonici del Salone dei Cinquecento per una revisione conservativa dell’imponente spazio, cuore di Palazzo Vecchio.

Il progetto, a cura del servizio Belle arti del Comune e finanziato grazie a una erogazione liberale dell’azienda Pramac nell’ambito del piano Florence I care, durerà per sei mesi a museo aperto.

[Ufficio Stampa Comune di Firenze]

I lavori sono finalizzati alla verifica dello stato di conservazione dei pannelli lignei dipinti da Giorgio Vasari, degli elementi architettonici lapidei o a stucco e delle superfici lapidee o a stucco che caratterizzano l’apparato architettonico decorativo del Salone dei Cinquecento e di attigui ambienti monumentali e a eseguire l’asportazione dei depositi incoerenti presenti. Si parte da un’indagine scientifica conoscitiva dalla quale sarà effettuata una mappatura puntuale dello stato di conservazione.

[Ufficio Stampa Comune di Firenze]

L’intervento comprenderà anche la messa in sicurezza di frammenti distaccati trattenuti o meno da vincoli metallici o prossimi al distacco di marcapiani e/o superfici ornate di elementi architettonici lapidei o in stucco e, nel caso che l’operazione non presenti difficoltà esecutive legate allo stato di conservazione del manufatto, si procederà alla riadesione del frammento. 

«A quarant’anni dall’ultimo intervento di questo tipo – spiega il sindaco Dario Nardella – torniamo a osservare da vicino la bellezza del soffitto a cassettoni voluto dal Vasari e decorato con l’apoteosi di Cosimo I, per mano sua insieme ad altri celebri pittori dell’epoca come Giovanni Stradano, Santi di Tito e Ridolfo del Ghirlandaio. Questa collaborazione pubblico-privato avviata da molti anni col progetto Florence I care ci permette di continuare a prenderci cura dei nostri beni culturali più preziosi e di riportarli allo splendore di un tempo».

«Prende il via un’importante operazione di monitoraggio ravvicinato con l’obiettivo di valutare al meglio la conservazione degli elementi architettonici di un luogo prezioso come il salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, per una fruizione sempre ottimale di questi spazi da parte dei visitatori –  evidenzia la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini -. Ancora una volta grazie alla sinergia tra pubblico e privato andiamo a intervenire a tutela del nostro patrimonio storico-artistico».

C.S.m.
Uffici Stampa 25 e 26 luglio 2023
Immagini di copertina messe a disposizione da Ufficio Stampa Facco e Ufficio Stampa Comune Firenze