La mostra, inaugurata in forma ristretta il 14 marzo e presto chiusa a causa dell’emergenza sanitaria, apre al pubblico il 3 giugno e viene prorogata fino al 2 agosto 2020.
Il Ma.co.f – Centro della fotografia italiana di Brescia presenta “Il grande incanto”, una personale dedicata alle opere di Christopher Broadbent, fotografo londinese naturalizzato italiano. Il percorso espositivo è curato dal collezionista di fotografia Mario Trevisan e dal direttore del centro Renato Corsini.  La mostra, composta da trentasei fotografie distribuite in quattro sale, è un excursus nell’opera fotografica still life di Christopher Broadbent, che ha fatto dello studio della luce uno degli strumenti principali nella realizzazione delle sue immagini.

Ranunculus YZA (2020) n.0
© Christopher Broadbent

Broadbent utilizza nel suo lavoro indifferentemente banco ottico e Leica digitale e ogni ripresa deriva da uno studio approfondito dei piani prospettici e dalla separazione dei toni in chiaroscuro, seguendo il principio della sorgente di luce unica. L’utilizzo del banco ottico e di tempi molto lunghi permette letteralmente alle cose di accadere: gli oggetti raffigurati compiono sul set un vero e proprio percorso vitale, immortalato nel momento dell’abbandono: «Ho lavorato per decenni sul fasto editoriale e pubblicitario, ora descrivo cose semplici, dimenticate che attendono nella penombra una sistemazione». L’atto finale della stampa è un passaggio a cui il fotografo dedica un’attenzione artigianale e meticolosa per restituire un risultato leggibile che dà rilievo alla componente materica dei suoi soggetti. 

Lemon, Rag & Bowl (2017) n.0
© Christopher Broadbent

Quello che resta. Storie di retrocucina è l’eloquente titolo della serie presentata in mostra.  Attraverso le sue composizioni il fotografo mette in contrasto gli elementi naturali con quelli inanimati, accantonati o dimenticati, raggiungendo un risultato visivo che riprende le forme essenziali della natura morta tradizionale, la visione ortogonale e il disegno in chiaroscuro. Christopher Broadbent usa principalmente una macchina fotografica di legno, la luce naturale e tempi molto dilatati, lasciando spazio al mutamento di luce e contenuto.  I soggetti privilegiati da Broadbent per i suoi still life sono elementi del mondo vegetale, fiori in disfacimento e utensili di uso comune da refettorio o da cucina, il metallo povero è un elemento importante per la resa delle immagini e la concretezza che le caratterizza. Inedita, infine, la sala che chiude la mostra dove è esposta una successione di fotografie che raccontano la trasfigurazione dei soggetti.
«Utilizzo un’unica sorgente di Iuce, posizionata appena alla mia sinistra, uno sfondo che sfuma da scuro a chiaro, e sulla scena posiziono elementi che alternano lati chiari e Iati scuri, con un contrasto maggiore aI centro della composizione e minore ai Iati. Utilizzo almeno tre piani orizzontali che convergono con effetto prospettico per permettere all’osservatore di percepire la sua distanza dal soggetto e, per rafforzare questa percezione, impiego un obiettivo di lunghezza focale più o meno uguale alla Iarghezza della pellicola o sensore. […] La differenza tra come appare il soggetto e quello che si ottiene e sempre una sorpresa. È qui il fascino della fotografia analogica».

Dry Flowers (2019) n.2/5
© Christopher Broadbent

Christopher Broadbent risiede e lavora a Milano da oltre quarant’anni. Nato a Londra, ha studiato fotografia e cinematografia all’Institut Des Hautes Etudes Cinématographiques di Parigi, allievo di Agnes Varda inizia a lavorare nel lungometraggio come assistente alla regia poi, spostatosi a Milano, ha diretto una sessantina di spot pubblicitari. Dalla fine degli anni Settanta si è dedicato alla sola fotografia e ha firmato un migliaio tra servizi editoriali e campagne pubblicitarie. Premiato in Italia dall’Art Directors Club per campagne quali Barilla, Star e Pioneer, ha vinto negli USA un CLIO per Gouda e a Cannes un bronzo per Café Hag. Ha collaborato per diversi anni con Condé Nast a New York. Nelle sue fotografie Stampa da sé su carta cotone. Il suo studio si trova in un cortile di Via Santa Marta a Milano. 

Ma.co.f – Centro della fotografia italiana è un osservatorio fotografico fondato nel 2016 da Renato Corsini che ne è direttore artistico con la collaborazione di altri importanti fotografi italiani, quali Gianni Berengo Gardin e Uliano Lucas e delle storiche della fotografia Tatiana Agliani e Giovanna Bertelli. La sede si trova nel palazzo barocco Martinengo Colleoni nel centro di Brescia.

C.S.
Fonte: Studio Battage

IL GRANDE INCANTO
(7 marzo – 19 aprile 2020 date inizialmente fissate prima del coronavirus)
Nuove date: 3 giugno – 2 agosto 2020

Ma.co.f Centro della fotografia italiana
Palazzo Matinengo Colleoni 
Via Moretto, 78 | Brescia
Tel: 345 544 7029
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