Il Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ha riaperto al pubblico dallo scorso 8 maggio con tre nuove mostre: la retrospettiva di Chiara Fumai, che ha fatto tappa a Ginevra ed è attesa a Madrid e Bruxelles; la personale di Marialba Russo, sui manifesti dei film a luci rosse degli anni 70-80; la rassegna video a cura di Julian Rosenfeldt, con opere scelte da In Between Arty Film. E in giugno arriverà la mostra “display” con le performance di Simone Forti. È in corso anche la mostra Cambio di Formafantasma (vedi approfondimento DeArtes qui)

Chiara Fumai
Poems I will never release 2007-2017
8 maggio – 3 ottobre 2021
(prorogata fino al 7 novembre)
La mostra, a tre anni dalla prematura scomparsa dell’artista, è parte di un ampio progetto che mette insieme diverse istituzioni europee con lo scopo di rivisitare il lavoro dell’artista, preservarne il lascito e trasmetterlo a un vasto pubblico. Presentata alla fine del 2020 al Centre d’Art Contemporain Genève, la mostra, dopo la tappa al Centro Pecci, nei prossimi due anni sarà esposta a La Loge di Bruxelles e alla Casa Encendida di Madrid, approfondendo l’indagine su una personalità creativa che ha lavorato in modo marcato sui linguaggi della performance e dell’estetica femminista del XXI secolo.

Poems I will never release – a cura di Milovan Farronato e Francesco Urbano Ragazzi in collaborazione con Cristiana Perrella – raccoglie un corpus molto completo di opere, che traducono in forma materiale le performance di Chiara Fumai, pur rispettando l’intento programmatico dell’artista di non documentarle.

Chiara Fumai, Casa Museo, 2011-17 (dettaglio), veduta dell’allestimento,
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. Foto ©
Ela Bialkowska OKNOstudio

Ribellandosi a una sorta di pregiudizio latente legato al suo essere un’artista donna, Chiara Fumai ha messo a punto un vocabolario di minaccia, rivolta, violenza ma anche noia, atto ad innescare situazioni scomode, per promuovere i suoi ideali di femminismo anarchico. Le sue opere, collage, ambienti e azioni, evocano figure femminili che, con il loro coraggio e la loro rabbia, hanno lasciato un segno per poi essere escluse o dimenticate. Tra queste: Annie Jones, la “signora barbuta” e Zalumma Agra, la “bellezza circassa”, entrambe parte dei tour di P.T. Barnum, la terrorista tedesca Ulrike Meinhof, la medium italiana analfabeta Eusapia Palladino, la filosofa e rivoluzionaria socialista Rosa Luxemburg, la scrittrice femminista Carla Lonzi e molte altre.

In mostra anche due spazi domestici che hanno segnato la carriera dell’artista: The moral exhibition house, installazione ambientale in cui la casa è uno spazio per l’insurrezione femminista sotto forma di un freak show domestico, e la riproduzione di una stanza dell’appartamento milanese in cui l’artista ha vissuto anni cruciali della sua vita adulta.

Quest’ultima è un’ironica auto-celebrazione, che contiene una selezione di abiti e oggetti di scena, libri e dischi in vinile: documenti che provengono dall’archivio dell’artista, una parte del quale è conservata a Bari da The Church of Chiara Fumai, mentre un’altra parte è stata donata al Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea di Torino.

L’interesse dell’artista per le esperienze medianiche, la scrittura automatica e la magia nera sono testimoniati anche dai wall drawings, tra cui This last line can not be translated ideato dall’artista per il Premio New York, vinto nel 2017, e presentato postumo alla 58. Biennale di Venezia nel 2019.


Marialba Russo, Cult Fiction
(della serie), 1978 Courtesy l’artista

Marialba Russo
Cult Fiction

8 maggio – 6 giugno 2021
Marialba Russo espone, per la prima volta, la celebre serie fotografica dedicata ai manifesti dei film a luci rosse apparsi nelle strade di Napoli e Aversa tra il marzo 1978 e il dicembre 1980, gli anni dell’apertura nel nostro Paese delle prime sale cinematografiche specializzate e del conseguente boom del genere. Un fenomeno nuovo per l’Italia di quegli anni, soprattutto nel suo carattere manifestamente pubblico, non più nascosto, di cui Cult Fiction rappresenta la testimonianza. La serie descrive un cinema tutto al maschile, con poche eccezioni, che rappresenta nello spazio pubblico il corpo della donna attraverso manifesti spesso grotteschi, dai titoli quasi comici.

Presentando oltre 60 scatti tra i più significativi, la mostra a cura di Cristiana Perrella riproduce la materia effimera e il forte impatto della pubblicità stradale, con le immagini incollate direttamente al muro, restituendo in pieno la forza di un lavoro che ci parla, da una parte, della spinta alla liberazione sessuale di quegli anni, e dall’altra di una raffigurazione del corpo della donna fortemente mercificato.


Adelita Husni-Bey the reading la seduta
padiglione Italia 2017

Julian Rosefeld
After us
8 maggio – 6 giugno 2021
Una rassegna video a cura dell’artista tedesco Julian Rosefeld (Monaco di Baviera,1965), un progetto di Fondazione In Between Art Film che porta negli spazi del museo una selezione di lavori di tredici artisti dedicati al tema del futuro.

Le opere di George Drivas, Eva Giolo, Adelita Husni-Bey, Hiwa K, Polina Kanis, Valentina Knezevic, Alyona Larionova, Masbedo, Agnieszka Mastalerz, Thao Nguyen Phan, Stefanos Tsivopoulos e Driant Zeneli, partendo da una disamina delle dinamiche del presente, analizzano temi che contraddistinguono il nostro tempo, come migrazione, perdita e sfollamento, identità e alienazione, nostalgia e memoria, controllo e sorveglianza, populismo, verità e manipolazione.

La nostra vita sta cambiando velocemente con conseguenze ambivalenti: l’ampliamento dell’accesso al mercato globalizzato ha permesso a un numero crescente di persone di sfuggire alla povertà, ma quella stessa globalizzazione ha marcato il divario tra ricchi e poveri, portando a guerre civili e migrazioni di massa. Le tecnologie digitali e i social media offrono un migliore accesso a comunicazione e istruzione, ma creano anche fenomeni nuovi come cyberbullismo e fake news. La nostra insaziabile fame di risorse distrugge interi ecosistemi provocando catastrofi ecologiche e cambiamenti climatici globali, uno scenario noto a tutti anche se l’umanità sembra non essere in grado di reagire di conseguenza.

Gli artisti scelti contribuiscono all’attuale discorso critico come giornalisti investigativi o, al contrario, come visionari che elaborano utopie e distopie; la rassegna traccia così una diagnosi poetica ma acuta del presente suggerendo una prospettiva malinconica sul futuro After us (dopo di noi).


Simone Forti Sleep Walkers / Zoo Mantras
1968/2010 Performance at artist’s residence, Los Angeles, 2010. Images courtesy of the artist, The Box, LA and Galleria Raffaella Cortese, Milano.
Photographer: Jason Underhill (C) Jason Underhill

Simone Forti
Senza fretta
19 giugno – 29 agosto 2021
(prorogata: finissage il 5 settembre)
Artista internazionale, figura chiave nello sviluppo della performance dalla fine degli anni Cinquanta a oggi, Simone Forti bel 1938 emigrò a Los Angeles, con la sua famiglia originaria di Prato. A lei e alla sua opera seminale, il Centro Luigi Pecci dedica la prima grande mostra in un museo italiano.  Senza fretta è stata concepita come un grande paesaggio, con uno speciale display progettato in stretta collaborazione con l’artista, che mostra l’evoluzione naturale del suo lavoro con uno sguardo politico e personale al tempo stesso.

A partire dagli anni Sessanta Simone Forti ha portato avanti un lavoro pionieristico e sperimentale, che si fonda sull’esperienza del corpo come mezzo di conoscenza. La sua opera si è declinata attraverso una vasta gamma di media diversi, dalla pittura al disegno, dal video al suono; tuttavia l’espressione fisica praticata attraverso la danza, e in particolare la capacità di improvvisazione del corpo, costituisce la chiave fondamentale del suo lavoro.

La mostra offre un focus sulle News animations, una serie di opere che l’artista sviluppa dalla metà degli anni Ottanta in cui analizza la relazione tra linguaggio, movimento e fisicità, partendo dalle notizie sui quotidiani. Le News animations sono performance in cui Forti incarna gli eventi delle news attraverso movimento e improvvisazione: la percezione delle notizie sui giornali viene mediata ed esplorata in termini di pressione, peso e bilanciamento, proprio come il linguaggio dei quotidiani si appropria di terminologie proprie delle dinamiche fisiche.

In mostra i video delle performance sono messi in stretta relazione con un gruppo di disegni appartenenti alla stessa serie. In Senza fretta le parole e il linguaggio costituiscono una parte fondamentale, espressa oltre che dai disegni anche da una composizione audio, una sorta di colonna sonora della mostra che accompagna il visitatore negli spazi del museo. Ogni settimana la mostra ospiterà anche alcune performance storiche dell’artista.

C.S.M.
Fonte: Facco P & C, maggio 2021
Immagine di apertura: Chiara Fumai, Nico Fumai: Being Remixed: Fumai Memorabilia Installazione, 2017(dettaglio), veduta dell’allestimento,
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.
Foto © Ela Bialkowska OKNOstudio

www.centropecci.it